Marianna Bartoccelli
da Roma
Una telefonata nel corso del programma televisivo Ballarò per «chiarirsi» e le nuvole che si sono addensate in questi giorni sulle teste di Pier Ferdinando Casini e Silvio Berlusconi sembrano diradarsi. Il leader della Cdl è contento che il suo intervento telefonico abbia potuto chiarire che «lui di ultimatum non ne ha mai fatto a nessuno, tantomeno a Casini». E poi alla riunione con i coordinatori regionali di Forza Italia respinge le accuse che gli arrivano dagli alleati centristi: «Non sono mai stato un monarca assoluto nè un padrone». Aggiungendo «senza intento polemico», che comunque i sondaggi Euromedia evidenziano che la Cdl senza Udc è al 52%, mentre con i centristi di Casini si arriverebbe al 56,1%. Casini è intanto volato per le Canarie, a un convegno sullimmigrazione organizzato dallInternazionale dc, di cui è presidente. Con lui anche Totò Cuffaro, il governatore siciliano che sabato scorso gli ha garantito il pienone del Palasport palermitano per la manifestazione, anche questa sui temi dellimmigrazione, con la quale lUdc ha voluto prendere le distanze dalla Cdl. Polemiche e tentativi di riappacificazione vengono così portati avanti dai luogotenenti.
E visto che lo strappo si è consumato in terra di Sicilia, i primi a voler affermare che la Cdl continua ad esistere sono proprio i siciliani. Ieri mattina a Roma si è svolto un vertice di tutti i coordinatori regionali della Cdl. Convocati da Angelino Alfano di Fi, si sono incontrati Raffaele Lombardo, Mpa, Giuseppe Scalia, An e Saverio Romano, dellUdc. «Esportiamo il modello Sicilia, dove la Cdl è fatta da noi, senza le ali estreme della Lega e Alessandra Mussolini», ha dichiarato questultimo, soddisfatto che intanto il governo regionale si sia ricompattato grazie alla decisione di incamerare le entrate per i carburanti con unapposita legge. Legge regionale che avrà una corsia preferenziale, grazie a una comune decisione di Cuffaro e Gianfranco Miccichè, il leader di Fi oggi presidente dellAssemblea regionale. Iniziativa che si presenta come un attacco di tutto il governo regionale allesecutivo di Prodi. Si ricompattano quindi su questa decisione i partiti del centrodestra siciliano e garantiscono che si andrà verso le prossime elezioni amministrative tutti insieme. «Noi ci presenteremo come Cdl», garantisce Romano, forte del fatto che comunque la Sicilia rimane il granaio dei voti allUdc.
Di amministrative unitarie parla anche Lorenzo Cesa, che comunque non pronuncia la parola Cdl: «Noi siamo un partito del centrodestra, e dialoghiamo con chi fa parte di questarea», aggiungendo che a livello locale ci potranno essere delle liste civiche. Cesa replica così a Carlo Giovanardi che nel partito è tra i più insoddisfatti dellatteggiamento di Casini e che in unintervista pubblicata sullAvvenire è stato tassativo: «O restiamo nella Casa delle libertà o lUdc si spacca. Sia se la linea dovesse essere che si va con la sinistra, sia che si lavori per il terzo polo». A lui Cesa replica che lUdc rimane nel centrodestra. «Se poi si vuole essere più o meno berlusconiani questo è un altro discorso», aggiunge. Ci pensa Rocco Buttiglione a rassicurare Giovanardi che non ci sarà alcuna tracimazione verso la sinistra, ma il presidente dellUdc è il più duro nei confronti della leadership di Berlusconi. «Tutti i cicli politici hanno un inizio e una fine. La fine politica è arrivata anche per un grande come Kohl. Così il ciclo di Silvio Berlusconi è finito e in amicizia è il caso di farglielo capire. Lo accompagneremo alluscita perché senza di noi il centrodestra non può vincere», spiega Buttiglione intervistato a Nessuno Tv. Ma non tutti sembrano convinti, così in Basilicata, il segretario regionale dellUdc, Corrado Danzi, ha rimesso lincarico. «Non condivido lidea di creare unopposizione al governo alternativa alle altre componenti del centrodestra», spiega.
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