Sondaggio: via Olmert e Peretz Ritorna a brillare Netanyahu

Il 63% vuole mandare a casa il premier, il 74% il ministro e il 55% il capo dello Stato Katsav

da Tel Aviv

Il premier israeliano, Ehud Olmert, deve rassegnare le dimissioni. Altrettanto dovrebbero fare, per ragioni diverse, il ministro della Difesa, Amir Peretz, il capo di stato maggiore, Dan Halutz, e il capo dello Stato Moshe Katsav. E le sorti del Paese dovrebbero essere affidate al leader del Likud, Benyamin Netanyahu. Questi gli umori degli israeliani rilevati con un dettagliato sondaggio dal quotidiano Yediot Ahronot, che sintetizza la situazione con il seguente titolo: «Un grande terremoto politico dopo la guerra».
Due israeliani su tre (63%) pensano che Olmert dovrebbe dimettersi. Una percentuale ancora maggiore (74%) vuole la rimozione del leader laburista Peretz dalla carica di ministro della Difesa. Il 54% ritiene che anche Halutz debba andarsene. Il clima negativo coinvolge anche il presidente, Moshe Katsav, accusato da una ex dipendente di molestie sessuali: mentre l’inchiesta della polizia è ancora in corso, il 55% pensa che anche lui debba dare le dimissioni. Katsav, dal canto suo, lamenta di essere stato «linciato».
L’uomo del destino viene identificato dagli israeliani nell’ex premier Benyamin Netanyahu. Alla domanda: «Chi sarebbe oggi la persona più indicata come premier?», Netanyahu ha avuto il 22% delle preferenze, seguito dal leader dell’estrema destra Avigdor Lieberman (18%), Shimon Peres (12%), Olmert (11%), Tzipi Livni (10%), Ehud Barak (4%) e Peretz (1%).
Se fosse necessario scegliere fra Olmert e Netanyahu, il leader del Likud prevarrebbe ancora, secondo il sondaggio, con il 45% delle preferenze contro il 24%.
L’effetto del terremoto viene avvertito anche nella popolarità dei partiti. Secondo il sondaggio, il Likud torna ad essere il primo partito di Israele con 20 seggi (su un totale di 120, 8 deputati in più di quelli attuali). Seguono Kadima (17 seggi), Israel Beitenu (estrema destra, 17 seggi), laburisti (11) e Shas (10).
Intanto, dopo le minacce degli ayatollah, il capo di stato maggiore Halutz sta preparando il Paese alla guerra contro l’Iran. Halutz ha infatti nominato il generale Elyezer Shkedy stratega delle campagne contro i Paesi che non confinano con Israele, l’Iran in primo luogo. Secondo il quotidiano Haaretz, Shkedy supervisionerà i piani di battaglia e gestirà le forze in campo in caso di conflitto. Fonti della sicurezza hanno spiegato che sarà una sorta di «direttore d’orchestra» al quale spetterà di coordinare le attività del Mossad e dell’intelligence militare con i vari settori operativi delle forze armate.


Il quotidiano Maariv conferma invece che Israele teme un attacco a sorpresa da parte della Siria, il cui esercito non ha ancora revocato lo stato di massima allerta proclamato durante i combattimenti fra Israele e Hezbollah libanesi.

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