"Sono scioccato dai manifesti su zingaropoli" Ma è la verità: venga pure a Milano a verificare

In campagna elettorale il commissario Ue dei Diritti umani, Thomas Hammerberg, era stato accompagnato da Pisapia in un tour in città. Aveva detto: "Sono rimsto scioccato da certi manifesti...". Le cose, purtroppo, a Mila­no stanno sostanzialmente come quei manifestasti volevano far temere

"Sono scioccato dai manifesti su zingaropoli" 
Ma è la verità: venga pure a Milano a verificare

Bisogna capirlo, il signor Thomas Hammerberg, quando si dice «scioccato dai manifesti che ho visto a Milano durante la mia visita in piena campagna elettorale: mettevano in guardia dal rischio che la città si trasformasse in una zingaropoli». E poi: «L'uso di discorsi xenofobi e razzisti contro i rom non si limita solo agli slogan elettorali. Sfortunatamente i politici vi ricorrono in molte occasioni». E infine se la prende col modo in cui vengono condotti gli sgomberi dei campi «in particolare Milano». Sì, bisogna capirlo il povero Hammerberg, deve pur dare un senso alla sua fumosa carica di Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa. E già s'impone una prima precisazione: il Consiglio d'Europa non ha niente a che vedere con l'Unione Europea, è tutt'altra cosa, è un'organizzazione internazionale nata molto prima, nel 1949, «il cui scopo è promuovere la democrazia, i diritti dell'uomo l'identità culturale europea e la ricerca di soluzioni ai problemi sociali in Europa».

Aria fritta, verrebbe da dire. Ma non lo diciamo perché i diritti umani sono una cosa molto seria e van­no trattati con serietà. E venire a fare una specie d'ispezione a tempo in campagna elettorale, finendo oggettivamente per dar sostegno a uno dei candida­ti, molto serio non è.

D'altra parte il signor Hammerberg deve anche convenire sul fatto che se si misura l'attenzione di un paese ai suddetti diritti umani da quello che si legge sui manifesti in campagna elettorale, si dà l'impres­sione di una sbalorditiva superficialità: è così che si vigila sul rispetto della Convenzione di Strasburgo, con un giretto in città accompagnato da Pisapia? Ma il guaio, caro il mio commissario, è che a parte il lin­guaggio provocatoriamente greve della Lega ( «zinga­ropoli » è copyright Bossi) le cose, purtroppo, a Mila­no stanno sostanzialmente come quei manifestasti «xenofobi e razzisti» volevano far temere: stop agli sgomberi anche dei campi abusivi, ricomparsa di pic­coli e meno piccoli parcheggi di camper e roulotte qua e là, dormitori con annesso servizio di cucina sui marciapiedi del nuovo tunnel di Porta Nuova, ritor­no dei pulitori di parabrezza ai semafori. E a proposi­to di linguaggio, spero che il signor Hammerbeg non arriverà a chiedere la censura in campagna elettora­le dei manifesti politici, perché allora sui diritti uma­ni avremmo qualcosa da dire anche noi.

Pittosto, non ho avuto modo di sentire il parere del signor com­missario quando, ad esempio, la polizia francese bloccava a Ventimiglia i profughi magrebini che, sbarcati a Lampedusa, volevano ricongiungersi con loro parenti in Francia; o quando si seppe, per ammis­sione delle stesse autorità di Bucarest, che la Roma­nia espelleva i Rom anche di nazionalità rumena; o sulla voce che l'esercito spagnolo abbia aperto il fuo­co contro i marocchini che cercavano raggiungere Ceuta e Melilla.

Insomma, capiamo i suoi problemi, signor Ham­merberg, ma sia più serio. Nell'interesse del Consi­glio d'Europa.  

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