Come sono vecchi i «Fantasmi» di Silvio Orlando

Giovanni Antonucci

Questi fantasmi! di Eduardo De Filippo, in scena al Teatro Eliseo di Roma e in tournée, è una commedia che, nonostante la fortuna, rivela impietosamente i suoi cinquant’anni e i guasti di un pirandellismo insistito. Innestata in una cultura popolare antica, quella degli spiriti folletti e dei geni benefici, è filtrata da una filosofia relativistica che le è estranea. In Questi fantasmi! c’è poi un eccesso di scaltrezza scenica che predomina su tutto, in particolare su quella sintesi di lirismo e di comicità, di patetico e di amaro, che costituiva il senso più profondo di Napoli milionaria!. È una commedia che avrebbe bisogno di tagli drastici per ridurre le zone morte del primo atto, per concentrare l’attenzione dello spettatore sui regali dell’amante «fantasma» e la loro accettazione da parte di un marito, come Pasquale, che resta ambiguo. È un «innocente» che crede davvero ai fantasmi o un cinico che chiude gli occhi di fronte alla generosità dell’amante di sua moglie? Citazioni dei «Sei personaggi» di Pirandello a parte, la commedia vive, quando vive, su questa ambiguità. La regia di Armando Pugliese è squilibrata fra un bozzettismo di maniera e accelerazioni farsesche immotivate.

Silvio Orlando è un protagonista opaco, senza alcun risvolto e, nel finale, più rancoroso che sincero. Gli altri interpreti risentono degli squilibri della regia, con l’eccezione di Tonino Taiuti, convincente nei panni di un portiere che ha capito come va il mondo.

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