Qualcuno potrebbe concludere (rischiando di essere tacciato di razzismo) che certe abitudini sono dure a morire. Tuttavia è molto difficile stigmatizzare diversamente una spedizione punitiva in piena regola tra famiglie rom conclusasi con sette denunce e accuse gravi per un clan di nomadi romeni (5 uomini e 2 donne tra i 20 e 25 anni, insieme a un minorenne): aggressione, lesioni e, addirittura, una tentata violenza sessuale.
E pensare che la vicenda da cui è originato il tutto, il prologo di questa brutta storia, qualche giorno fa, aveva fatto quasi sorridere. I vigili mercoledì erano intervenuti al campo di via Barzaghi per sedare una rissa tra due famiglie di nomadi, un diverbio sfociato in botte da orbi (pugni, schiaffi e bastonate) a causa di un bagno non pulito. La grossa lite era stata sedata dagli agenti del Nucleo problemi del territorio, il bilancio si era rivelato una Caporetto, con nove denunce, otto feriti e un padre che, con i suoi due figli, prendendo a pretesto la necessità di farsi medicare in un pronto soccorso, era scomparso dalla circolazione.
Sembrava finita lì. Sembrava. Perché il giorno dopo, giovedì mattina, la polizia municipale è dovuta intervenire nuovamente in via Barzaghi, ma stavolta in maniera decisamente più massiccia. Il clan famigliare sentitosi maggiormente colpito dalle «offese» di mercoledì e da quanto era accaduto in seguito, aveva organizzato una contro mossa. E si era pesantemente scagliato contro tre donne tra i 18 e i 25 anni, le stesse considerate «colpevoli» di non aver pulito adeguatamente l’ormai arcinoto bagno. Le tre ragazze stavano pulendo la veranda della loro abitazione quando sono state assalite dal gruppo inferocito, picchiate con calci e pugni e minacciate. Una di loro è riuscita a scappare uscendo dalla finestra della roulotte. Un’altra, invece, ha rischiato di essere violentata: tre uomini la tenevano ferma mentre un altro, quello che doveva abusarne, si era già calato i pantaloni. Per fortuna le urla della diciottenne hanno richiamato gli altri residenti del campo che sono corsi in suo aiuto e poi hanno chiesto l’aiuto dei vigili e dei carabinieri, determinando un fuggi-fuggi generale. Mentre le tre vittime sono state accompagnate per le cure mediche al pronto soccorso (hanno contusioni plurime guaribili tra i 3 e 10 giorni), dopo indagini e ricerche i sette responsabili sono stati rintracciati in un’abitazione di Vigevano dai vigili dell Nucleo problemi territorio e del Nucleo Centro.
«Che ci sia una ritorsione di gruppo a suon di botte nei confronti di tre ragazze è allucinante - commenta il vicesindaco delegato alla Sicurezza, Riccardo De Corato -. Ma che a questa adunata bestiale partecipino pure un minore e delle donne e che assaporino il gusto della vendetta fino ad assistere senza muovere un dito a una tentata violenza sessuale è qualcosa di inimmaginabile. È bene che i rom si mettano in testa che nelle aree autorizzate del Comune le faide medievali non sono tollerate».
Molto polemico il vicesindaco lo è stato anche nei confronti del pm di turno che, nonostante l’accaduto, non ha ritenuto di dover arrestare i romeni responsabili della tentata violenza. «Chi sgarra finisce non solo fuori dal campo ma diritto a San Vittore. Ringrazio i vigili e in particolare il comandante Tullio Mastrangelo per come è stata risolta la vicenda. Spiace solo che il pm non abbia autorizzato il fermo che di fronte all’accaduto mi sembrava ci stesse tutto».
«La polizia municipale sta dando un grosso contributo per la sicurezza di Milano - conclude De Corato -.
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