L'Opera canterà senza coro e orchestra

Licenziati i musicisti, si ricorrerà a un service esterno. Marino si difende: "Dopo l'addio di Muti, sponsor in fuga"

L'Opera canterà senza coro e orchestra

In Italia non era mai successo e per il mondo della lirica la notizia è stata un vero choc. Le difficoltà del teatro dell'Opera di Roma erano emerse in tutta la loro gravità nelle scorse settimane dopo che il Maestro Riccardo Muti aveva deciso di abbandonare la direzione di due delle opere in cartellone, Aida e Le nozze di Figaro (in programma a fine novembre e a maggio). Muti aveva lasciato con una lettera asciutta: «Non ci sono le condizioni per garantire la serenità necessaria al buon esito delle rappresentazioni». Ma la scelta è sembrata a tutti essere influenzata dai continui scontri sindacali, scioperi inclusi, in corso nel teatro. L'abbandono di Muti aveva anche portato alla «fuga» del direttore del corpo di ballo, il belga Micha van Hoecke. Una situazione tesa che dava l'idea di un ente lirico allo sbando.

Le novità giunte ieri alla fine del consiglio di amministrazione sono un altro macigno nello stagno. Come ha spiegato il sindaco di Roma Ignazio Marino, presidente del cda, è stata approvata «l'esternalizzazione dell'orchestra e del coro e l'avvio della procedura di licenziamento collettivo di orchestra e coro». Secondo Marino è l'unico modo di tappare la tremenda falla economica provocata dalla scelta di Muti di dire basta: «Il messaggio del maestro Muti ha determinato la frenata degli abbonamenti e la fuga degli sponsor. A questo punto ci troviamo con una differenza di entrate che può essere calcolata in 4,2 milioni... I risparmi che si prevedono con il licenziamento collettivo sono pari a 3,4 milioni di euro».

In pratica però è lo svuotamento del Teatro di tutta la sua componente artistica e il tentativo di ripartire da zero, o almeno su basi contrattuali completamente diverse. In soccorso di Marino (che ha incassato l'approvazione del ministro Dario Franceschini) è arrivato anche il soprintendente del teatro Carlo Fuortes: «È una decisione dura ma pensiamo possa sventare la chiusura». Ha persino cercato di minimizzare il rapporto tra la decisione e gli scontri sindacali: «Non c'è nessuna azione ritorsiva».

Sarà anche così, il metodo in Europa è usato anche da altri teatri, ma ovviamente il piano mira a creare un «service» pagato un fisso stabilito e non in grado di usare l'arma dello sciopero. Ma è davvero possibile procedere con un licenziamento in toto (che riguarderà 182 persone)? E, soprattutto, che senso ha un teatro se si trasforma in una scatola vuota senza caratterizzazione musicale? Difficile dirlo ora, soprattutto perché il soprintendente Fuortes ha lasciato capire che gli orchestrali che si fanno uscire dalla porta si potrebbero far rientrare dalla finestra (ma a condizioni diverse): «La chiusura della fase di licenziamento collettivo prevede di individuare un soggetto col quale svolgere un servizio di orchestra e di coro. Quindi auspichiamo che gli artisti e i musicisti che fanno attualmente parte si riuniscano e fondino un soggetto sulla base della qualità artistica». Una proposta che ovviamente non sta trovando nella controparte grosse sponde: «È un licenziamento ingiustificato e discriminatorio... Nessuno si fa licenziare per poi accettare un contratto a termine». Parola del primo trombone, Marco Piazzai, segretario di Fials-Cisal. E sulla questione si è anche spaccata la maggioranza in Campidoglio. Sel non ci sta: «La scelta del Cda di esternalizzare, avviando la procedura di licenziamento collettivo, è insostenibile. La necessità di rinnovare non può passare per un provvedimento che colpisce nel mucchio». Intanto sono partiti anche i primi retroscena: c'è chi sospetta che in realtà si tratti di un tentativo di accorpare il teatro e Santa Cecilia (anche se questa spiegazione pare difficilmente compatibile con lo statuto di Santa Cecilia) e chi sostiene che un pezzo dell'orchestra potrebbe essere già d'accordo col cda.

Si capirà nei prossimi 75 giorni. Tanto dura il percorso che dovrebbe portare al licenziamento. E tra possibili ricorsi alla sezione lavoro del tribunale della capitale, caccia a una nuova orchestra, e spaccature politiche potrebbero essere vero caos.

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