Amendola regista, bella sorpresa con una commedia dolce-amara

Amendola regista, bella sorpresa con una commedia dolce-amara

Meglio tardissimo che mai. A cinquant'anni, più uno, per la precisione, Claudio Amendola s'inventa regista e fa davvero centro. La mossa del pinguino è una piacevole commedia dolceamara, un riuscito impasto di abbondante umorismo e briciole di mestizia, che non sarebbe dispiaciuto a Risi e a Monicelli. Questa storia di simpatici perdenti, lontani eredi dell'Armata Brancaleone e dei Soliti ignoti, Amendola l'ha scritta con il protagonista del film, Edoardo Leo, e altri due compari, autori, con un terzo socio, anche dell'originalissimo soggetto. Siamo a Roma (e dove se no?) nel 2005. L'idea al precario sotto sfratto Bruno (Edoardo Leo, ma che bravo) viene davanti alla tv durante una pausa delle pulizie notturne nel palazzo vuoto. Così convince il riluttante amicone e collega Salvatore (Ricky Memphis, una garanzia): con un po' d'allenamento potremo partecipare alle prossime Olimpiadi di Torino nel curling. All'Italia, come paese ospitante, spetta di diritto una squadra, concorrenza ce ne sarà poca.
Più difficile sarà convincere la moglie commessa di supermercato Eva (l'intonata Francesca Inaudi), madre del piccolo Yuri, che gli altri due indispensabili compagni dell'improbabile quartetto, il maturo sbruffone Neno (Antonello Fassari con agghiacciante toupet arancio) e l'ex vigile urbano Ottavio (Ennio Fantastichini versione zoppo). Tanto più che i quattromila euro consegnati dalla fiduciosa signora come caparra di un alloggio sono serviti per l'equipaggiamento. Di più non si può raccontare per non guastare la sorpresa. Però si deve aggiungere che nella storia si integrano bene anche i personaggi di contorno, come il padre di Salvatore (Sergio Fiorentini) malato di Alzheimer o l'amica speciale di Ottavio, che scende ogni tanto dal piano di sopra («ma è solo per stirarmi le camicie», si giustifica lui; «e le stira bene?», chiede beffardo Salvatore).
Certo, qualche difettuccio il film ce l'ha. Uno su tutti: sportivamente parlando non sta in piedi, ma tutto sommato è quasi una favola, quindi non si deve sottilizzare troppo. Secondo: del curling (ricordate, è quello strano sport, vagamente imparentato con le bocce, dove si gareggia con delle similpentole di ghisa che scivolano sul ghiaccio, mentre gli atleti, armati di scope, ramazzano di gran lena il tracciato per aumentarne la velocità) ormai si è perduto perfino il ricordo.

Tanto è vero che Amendola e compagni d'avventura, per giustificare il pesante ritardo, hanno escogitato un brevissimo prologo ai giorni nostri. Tirando le somme, il cinema italiano sta dando qualche segnale di risveglio. E forse è meglio farsi quattro risate con chi non ha grandi pretese che sbadigliare davanti a pomposi mattoni da Oscar.

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