Tutti noi ci ricordiamo di quell'estate del 2004 quando, a Mazara del Vallo in provincia di Trapani, scomparve una bambina, Denise Pipitone. La nonna stava preparando il pranzo, la bimba di quattro anni giocava vicino a lei nel garage di casa adibito a sala da pranzo con cucina. Un istante, uno di quelli fatali lungo all'inverosimile, e Denise scompare nel nulla. La porta finestra è socchiusa e dà sulla strada. Nessuno vede niente e della bimba, ancora oggi, non si sa nulla. È viva o è morta?
Non può rispondere a questa domanda nemmeno la docu-serie Denise diretta da Vittorio Moroni e scritta con Simona Dolce, da stasera alle 21,25 in prima tv sul canale Nove e già disponibile sulla piattaforma streaming discovery+. «Qui non solo c'è una bambina che non è mai stata ritrovata, ma nemmeno una spiegazione minima di ciò che è accaduto. Piera Maggio è una madre che da 17 anni si chiede dove sia la sua bambina e non ha neanche una tomba per piangerla», dice il regista che si avvale, per le efficaci musiche, dello storico collaboratore Mario Mariani. Ma le quattro puntate di questa serie, prodotta per Discovery da Palomar DOC, divisione della Palomar fondata da Carlo Degli Esposti dedicata ai documentari con Andrea Romeo produttore creativo, più che inseguire piste impossibili si attiene ai fatti e, soprattutto, riesce a districarsi in vicende familiari particolarmente ingarbugliate: «È una storia - racconta il regista che ha esordito nel lungometraggio nel 2005 con il delicato Tu devi essere il lupo, proprio sul rapporto tra genitori e figli - abitata da personaggi e conflitti talmente potenti da ricordare una tragedia greca che si celebra però in una sorta di Truman Show».
In effetti l'impatto mediatico della vicenda è stato incredibile, in un Paese già scosso, due anni prima, dal delitto di Cogne. «Mi sono avvicinato a questa storia con il timore di poter essere assordato dal fracasso roboante che la vicenda è ancora in grado di provocare e mi sono convinto che narrare ancora una volta questa vicenda fosse importante, a condizione di ricavare uno spazio che ospitasse la moltitudine dei punti di vista antagonisti e che mi permettesse di restituire il riverbero interiore che questi avvenimenti e questi anni hanno generato nell'animo delle persone coinvolte», conclude il regista.
La serie ricorda uno degli snodi fondamentali che contribuirono ad alimentare l'interesse, come sempre un po' morboso, della cronaca dei giornali e delle tv, ossia la confessione della mamma di Denise, Piera Maggio, sul fatto che il padre biologico della piccola non fosse il marito, ma il suo amante, Piero Pulizzi, che aveva due figlie allora adolescenti. Così ai primi falsi avvistamenti (non ultima la recente vicenda della ragazza russa che si credeva Denise), ad avvocati star, a investigatori privati, a telefonate anonime a Chi l'ha visto?, a sedute spiritiche con medium venuti dal Giappone, si aggiunge una saga familiare che vedrà sul banco degli imputati una delle sorellastre di Denise, difesa da uno dei principi del foro, Gioacchino Sbacchi che difese anche il magistrato Alberto Di Pisa, procuratore della Repubblica a Marsala nei primi anni delle indagini, quando nel 1993 venne assolto definitivamente «per non aver commesso il fatto» nella vicenda del «Corvo di Palermo».
La serie Denise, che si avvale di un eccellente montaggio firmato da Corrado Iuvara e Alessandra Carchedi e di materiali d'archivio frutto di una imponente ricerca coordinata da Guglielmo Parisani, ha, tra le varie interviste esclusive (alla nonna Francesca, ai due padri Toni Pipitone e Piero Pulizzi), anche quella al fratello di
Denise, Kevin Pipitone, oggi trentenne, che parla per la prima volta mentre si alternano le immagini di quando aveva 11 anni e il sostituto procuratore gli chiedeva a bruciapelo: «Sicuro che non le hai fatto qualcosa tu?».
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