In arrivo il remake della saga dedicata al giocattolo serial killer

In arrivo il remake della saga dedicata  al giocattolo serial killer

Andrea Carugati

da Los Angeles

Sono sempre gli oggetti e i personaggi più innocui a terrorizzare di più, nei film dell'orrore. Bambole e pagliacci, per esempio. L'estate 2019 sarà popolata da entrambi. IT Chapter 2, secondo capitolo della storia di Pennywise, spaventosissimo clown nato dalla fantasia di Stephen King, arriverà in Italia il 3 settembre, Annabelle 3, che fa parte della saga di The Conjuring, sarà nelle sale il 3 luglio, ma la prima bambola a terrorizzare le notti estive italiane (dal 19 giugno) sarà Chucky, immortale incubo di milioni di bambini, che ha segnato un'epoca, con ben cinque film campioni di incassi fra il 1988 e il 2004.

Oggi, in una versione contemporanea, aggiornata, ammodernata, digitalizzata, Chucky ha motivazioni diverse, lo stile narrativo è cambiato, ma resta sempre lei, la spaventosa bambola assassina. «Sarà in sala in contemporanea con Toy Story 4 - ha detto il regista Lars Klevberg a margine della presentazione in anteprima assoluta a Los Angeles - Non è un caso. C'è chi andrà a vedere dei giocattoli buoni, asettici e amorevoli e poi chi invece si gusterà l'insana follia della nostra bambola». D'altronde ormai l'horror è diventato mainstream e non è più costretto a genere di nicchia, per pochi, come è sempre stato in passato. «Nell'ultimo decennio il film di paura ha dimostrato di potere fare botteghino, ma soprattutto, dal mio punto di vista continua il regista -, di regalare emozioni di alta qualità, capaci anche di guadagnare premi e nomination e di trattare temi importanti e attuali, come facciamo anche in questo caso, con il nostro Chucky. Ormai il genere è esploso e ci sono diversi modi di fare horror, per diversi pubblici. C'è lo splatter, lo slasher, ci sono le storie di fantasmi, le storie di demoni, gli horror psicologici e poi, guardate cosa ha fatto Jordan Peele con Get Out e Noi, ci sono gli horror legati ai temi sociali, economici, della nostra attualità e Child's Play (questo è il titolo americano del film, n.d.r.) spero sia uno di questi».

Chucky ha il solito faccione, gli occhioni, anche se in questa versione cambiano colore a seconda dell'umore, il maglioncino colorato, la salopette di jeans e si muove nello stesso ambiente dell'originale, circondato dagli stessi personaggi, compreso Andy il bambino solitario che necessita di un amico, ma oggi è un robot animato da un'intelligenza artificiale malsana, che lo spingerà ad uccidere chiunque si permetta di fare un torto al suo padroncino in carne e ossa. «Nell'originale Chucky era posseduto dall'anima di un serial killer per via di un rito wodoo, oggi i tempi sono cambiati e abbiamo voluto, pur mantenendoci fedeli a quel film e rispettando la tradizione, puntare l'attenzione su un altro mostro che sta emergendo nella nostra società: l'intelligenza artificiale».

Cos'è questo film? Un reboots? Un remake? Un omaggio? «Lo definirei un omaggio. Eravamo interessati a realizzare qualcosa di nuovo ma avevamo bisogno di un valido perché, altrimenti certi mostri sacri è meglio non toccarli. Abbiamo pensato al fatto che tutto nella nostra vita è ormai accessibile agli altri, che tutto - o quasi - è automatizzato e che nella nostra cultura, al contrario di quanto accadeva nel 1988, abbiamo in casa strumenti che ci assistono ma che allo stesso tempo rappresentano un pericolo. Siamo certi che nel giro di qualche anno Amazon, Google, Apple o una di queste grandi compagnie creerà un compagno per bambini. Un robot in grado di giocare, imparare, tenere compagnia ai nostri figli, animato da intelligenza artificiale, autonomo, in grado di relazionarsi con ogni altro strumento automatico che ci circonda.

Se lo facesse Amazon, poniamo, certamente sarebbe possibile connetterlo ad Alexa, quindi sarebbe poi in grado di gestire la temperatura della casa, accendere e spegnere cose, mostrare feed live, registrare tutto, connettersi con l'auto di nuova generazione e così via. Sono cose che a me fanno venire i brividi. Fa paura questo tipo di progresso e abbiamo deciso di prendere questo fenomeno come spunto innovativo per un grande classico dell'orrore».

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