Barbarian, il nuovo film horror disponibile su Disney+, oltreoceano ha messo d’accordo pubblico e critica per la grande imprevedibilità della trama. Tale indubbia caratteristica può bastare a distinguere l’opera in mezzo a tanti titoli che ricalcano uno dopo l’altro i topoi di genere, ma non garantisce alcunché in termini di qualità e gradimento.
Il regista, Zach Cregger, porta sul piccolo schermo il romanzo horror per ragazzi del 1994 di Christopher Pike. Protagonista è una giovane donna, Tess (Georgina Campbell), che si reca a Detroit per un colloquio di lavoro ma, quando arriva a tarda notte, scopre che nella casa vista su Airbnb c’è già un uomo, Keith (Bill Skarsgard). La proprietà è stata accidentalmente riservata da due persone diverse. Trovandosi in un quartiere fatiscente e malfamato, lei, ancorché angosciata e in imbarazzo, accetta il suggerimento di lui di restare. Dopo una comprensibile e prolungata diffidenza i due simpatizzano, riconoscendo l’una nell’altro una persona rispettosa e apparentemente affidabile.
Questa è la breve premessa che però dice pochissimo sulla piega che prenderà il film. Il punto cruciale infatti diventa ben presto non se fidarsi o meno di chi non si conosce, bensì se addentrarsi o no nello scantinato. Un grande classico dell’horror quello di un pericolo che incombe nel buio di un piano interrato, ma voler rinfrescare formule collaudate costi quel che costi non porta da nessuna parte. “Barbarian” procede per accumulo infarcendo vecchi stilemi di dettagli sorprendenti e originali. Diventa presto un film in tre atti che sono narrativamente collegati tra loro in maniera coerente ma assai forzata. L’arrivo di un terzo personaggio, un attore di Hollywood che vive nel sud della California (Justin Long), introduce nuove sfumature e tematiche come quella del #MeToo, laddove di mascolinità tossica si era già parlato nell’incipit perché la protagonista ha una relazione disfunzionale.
Evitando spoiler è difficile dare la dimensione esatta dei passi falsi della trama e di come possa essere irritante la propensione dei protagonisti a mettersi in pericolo. Intendiamoci, che i personaggi tipici dei film horror non brillino per scelte intelligenti è noto, ma qui si esagera.
Di sicuro la tensione è costante e la tempistica degli spaventi mai banale, ma pare esagerato definire intelligente il film solo perché ha come unica regola quella di regalare sviluppi inaspettati.
L’entusiasmo per il fatto di trovarsi continuamente spiazzati va scemando quando si intuisce che "Barbarian" è costruito a tavolino proprio sul concetto di sovvertire le aspettative dello spettatore. Peccato che pur di perseguire tale modus operandi si sacrifichi molto in termini di logicità.
Il basso budget (circa 4 milioni di dollari) rende “Barbarian” un titolo riuscito: l’horror, negli ultimi anni, più lavora di sottrazione più sembra rendere in termini di appeal e quindi di redditività al botteghino.
L’eterogeneità dei temi e il cercato disorientamento narrativo scongiurano la noia, il labile confine tra umano e disumano appassiona e la riflessione mai esplicita sull’istinto materno è interessante. Il fatto poi che il villain di turno sia qualcuno verso cui provare pietas è un valore aggiunto.Ciò detto, gli horror veramente originali sono altri.
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