Barenboim: «All'Opera decisioni disastrose»

Va di fretta il direttore musicale della Scala Daniel Barenboim, incombono inaugurazioni, dunque si prova, si prova, si prova. La stagione dell'Orchestra Filarmonica della Scala prende il via settimana prossima con un appuntamento in omaggio a Cajkovskij, seguiranno poi altre serate nel cartellone del teatro con una Nona di Mahler mai affrontata (da Barenboim) a Milano. Quindi sarà la volta di Fidelio , l'opera di Beethoven con cui il 7 dicembre debutta la stagione scaligera. Quindi ciclo di concerti pianistici nel nome di Schubert. Domenica Barenboim sarà a Berlino per il concerto chiave dei festeggiamenti del quarto di secolo dalla caduta del muro. Un'agenda che toglie il fiato, scadenze di un uomo bulimico della vita: direttore, pianista, saggista. Sono due mesi particolarmente intensi che precedono l'addio alla Scala: un teatro che il Maestro conduce dal 2005. Le consegne passano a Riccardo Chailly, con un mandato che prende il via il prossimo gennaio.

La Scala è tristemente famosa per i divorzi con i suoi direttori chiave. Con Barenboim - pare - si apre un nuovo corso. Non se ne va sbattendo porte, ma annunciando che nel 2016 tornerà ad inaugurare la stagione della Filarmonica. Argentino, di origine ebrea-russa, in questi nove anni ha sposato gli impegni della Scala con la direzione dell'Opera di Stato di Berlino. Ma come si è trovato con gli scaligeri? «Sono stati 9 anni speciali. Mi sono divertito moltissimo», confessa. «Da 23 anni sono a Berlino, prima a Chicago. Ma con i latini uno si diverte di più. Nel 2005, quando sono arrivato, ho trovato un'orchestra in ottima forma grazie ai due grandi direttori precedenti, Abbado e Muti. Insomma, non ho dovuto fare pulizia. L'orchestra è stata subito aperta e curiosa».

Poi arriva la stoccata a proposito degli eventi che hanno segnato l'Opera di Roma: chiusa. «Quello che abbiamo sentito da Roma - dice Barenboim - è per me inammissibile, non sono italiano, ma qui mi sono sempre sentito molto a casa. Queste decisioni catastrofiche dimostrano una mancanza di cultura da parte di chi le prende. Forse ci sono stati abusi da parte di musicisti? Ma è soprattutto quando ci sono difficoltà che bisogna dialogare». E ancora, ribadisce come sia importante che un'orchestra mantenga viva le due anime: quella dell'opera e quella della musica pura. «Un'orchestra di primissimo ordine deve poter suonare musica sinfonica e operistica.

Non si può dirigere sinfonie di Mozart senza conoscere Da Ponte. Un'orchestra che è solo sinfonica, ha un buco enorme nella cultura». E fa nomi e cognomi. Cita l'Orchestra Filarmonica d'Israele: «Si credono grandi specialisti di Mahler, ma non lo possono sapere».

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