Berlinguer e Napolitano in lotta per il Pci

Ugo Finetti racconta, con documenti inediti, gli scontri di potere interni al comunismo

Berlinguer e Napolitano in lotta per il Pci

Ugo Finetti con Botteghe oscure. Il Pci di Berlinguer & Napolitano, edizioni Ares, prosegue il preziosissimo lavoro di ricostruzione della discussione all'interno del Pci, con scrupoloso esame delle fonti dirette (specie i verbali della direzione comunista messi oggi a disposizione dall'Istituto Gramsci), che ha una pietra miliare nel suo Togliatti & Amendola. La lotta politica nel Pci. Dalla Resistenza al terrorismo (sempre edizioni Ares, 2008). Scherzosamente l'autore dice di ispirarsi nelle indagini storiografiche al metodo Agatha Christie: fate parlare il colpevole e sarà lui stesso a portarvi le prove per incastrarlo. Questo metodo è usato nel suo ultimo saggio con Enrico Berlinguer e il suo lancio della questione morale nella famosa intervista di Scalfari del luglio del 1981. All'argomentazione berlingueriana Finetti contrappone gli interventi di altri dirigenti del Pci, a iniziare da Giorgio Napolitano che criticò le posizioni del segretario con un articolo dell'Unità, utilizzando a questo fine innanzi tutto le riflessioni togliattiane sulla centralità della politica, e anche la ricostruzione, illustrata in una superba appendice di Botteghe oscure, dei problemi di finanziamento del partito.Il lavoro di riflessione finettiana passa dalle ultime scelte togliattiane sul centrosinistra nascente (inizi anni '60) a un esame di Luigi Longo, vicesegretario e segretario dopo il 1964, fondamentale nel gestire il post togliattismo e nello scegliere chi dovrà guidare i comunisti italiani nel futuro: puntando prima su Napolitano nel 1966 e poi su Berlinguer nel 1969. Secondo malevoli osservatori di cose picciste il ridimensionamento provocò al futuro presidente della Repubblica un trauma psicologico che ne minò il carattere. Si tratta poi anche di compromesso storico, governi di solidarietà nazionale, caso Moro. L' ouverture del libro è centrata su quanto il Pci fosse forza autonoma e quanto invece pesasse l'influenza moscovita. Non pochi i fatti e le dichiarazioni raccolte da Finetti su un legame assai solido con l'Unione sovietica. Ma il pezzo forte sono le critiche a Berlinguer per avere lanciato, e senza una discussione preventiva, la questione morale. Finetti non è un osservatore neutro, è stato uno dei più rilevanti dirigenti del Psi di Bettino Craxi, impegnati a contrastare l'antisocialismo diffuso nel Pci. In questa occasione, però, nell'accumulare materiale sull'improvvisazione e la fragilità culturale della svolta berlingueriana, oltre a citare comunisti aperti nei rapporti con il Psi, da Bufalini a Cervetti, ricorda anche personalità come Luciano Barca e Alfredo Reichlin critiche verso Craxi.Questo episodio centrale nel libro si conclude con la cronaca, con diversi particolari inediti, di una sorta di processo che Berlinguer fece a Napolitano. Processo che si concluse con lo spostamento del futuro capo dello Stato da un ruolo centrale in segreteria a quello meno rilevante di capogruppo alla Camera. Il futuro capogruppo, al contrario del suo maestro Giorgio Amendola che sfidò Berlinguer (lo si ricorda nel citato libro Togliatti & Amendola), collaborò nel non rendere troppo esplicito lo scontro.Connessa alla questione morale c'è il tema dei finanziamenti al partito che Finetti affronta in appendice con l'esame di fatti e di dichiarazioni rilevanti come quelle di Berlinguer: «Siamo ricorsi a finanziamenti deprecabili ma perché nel ricorrervi il disinteresse personale dei compagni è stato assoluto». E ancora: «Dire la verità al Partito? Non possiamo mettere tutte le cifre in piazza».

Impressionanti anche quelle di Alessandro Natta: «Hanno permesso che persone integerrime finissero in prigione. Li hanno accusati di colpe che se erano state commesse non era comunque certo per colpa loro... Forse tra quella gente che è finita in prigione potrebbe esserci qualcuno che avrebbe potuto prendere ordini da me».

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