Brillano le lucide ossessioni di Chris Thorpe

Da anni il teatro europeo, al di là di alcuni notevoli risultati sulle orme di Harold Pinter, sembra attestarsi sul delirio del singolo che si confronta col mondo senza esclusione di colpi. Come accade a Chris Thorpe, drammaturgo che continua la sua disperata dialettica, ovvero il posto dell'uomo di fronte al mondo. Accade anche in questa strana trilogia che arriva a Milano col titolo cumulativo Il teatro di Chris Thorpe. Il suo teatro diventa un lucido scandaglio sulla condizione umana in un momento di crisi che coincide con la perdita della coscienza. Da molti l'autore è stato accostato al mondo terribile di Virginia Woolf che, al di là dei temi affrontati, metteva sempre l'accento sulla solitudine dell'individuo che non riconosce più se stesso di fronte alla complessità di un mondo che sbriciola la sua personalità. Tipico il caso del monologo in cui il protagonista assiste a una rivoluzione di piazza che sembra ritagliata dal Balcone di Genet, mentre i reggitori del mondo crollano miseramente al suolo come in un castello di carte davanti a una colonna di carri armati in piazza Tienanmen. Ma l'ossessione continua anche di fronte all'unica presenza femminile del magnifico trio degli interpreti che sono Francesco Bonomo, Cinzia Spanò ed Enrico Roccaforte.

Dove il silenzio del mondo nell'ossessione di tutti quei rumori e di tutti quei silenzi che compongono questo universo sembra concretarsi niente più che nel rumore ossessivo di cui è prigioniera la protagonista. Eccellente la regia di Jacopo Gassman.

IL TEATRO DI CHRIS THORPE - Milano, Teatro Elfo Puccini.

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