Il cammino di Santiago? Meglio i santuari pugliesi

In «Abbronzati a sinistra» Elio Paoloni riflette sulla differenza tra pellegrinaggio e turismo

Il cammino di Santiago? Meglio i santuari pugliesi

Meglio la Puglia, misticamente parlando. A questa conclusione Elio Paoloni arriva dopo centinaia di chilometri di sudore, dopo vesciche e cerotti, dopo infiammazioni alle ginocchia e risentimenti alle caviglie sul Cammino di Santiago: peggio per lui e meglio per noi che comodamente seduti sul divano possiamo disdire le prenotazioni per la Spagna, o finalmente smetterla di fantasticare sul pellegrinaggio di Galizia. In Abbronzati a sinistra (Melville), titolo ambiguo dove la prima parola è un aggettivo sostantivato, non un verbo, lo scrittore pugliese osserva il Cammino con lo sguardo raro del conservatore, del cattolico poco praticante e però piuttosto ratzingeriano. Dunque lungo l'itinerario nota innanzitutto i segni di decadenza, i troppi cartelli vendesi ossia la crisi immobiliare, l'assenza di bambini ossia la crisi demografica, le chiese sprangate e i frati senza tonaca ossia la crisi religiosa, «lo spiritualismo vago che vede tutti intruppati in questa sorta di marcia della pace che snatura il pellegrinaggio». C'è di tutto sulla pista che conduce alla tomba dell'Apostolo Giacomo ma nel complesso si coglie più turismo che misticismo, più escursione che conversione.

E pensare che Paoloni era decollato da Brindisi per tonificare una fede indebolita dai dubbi. Alcuni teologici: «Credere o no alla Resurrezione. Il resto segue, anche se un Cristo della stessa sostanza del Padre è ancor più duro da ingoiare». Altri liturgici: «A messa ci vado di rado: una volta il sacerdote faceva il sacerdote, era la punta avanzata di uno schieramento che lo delegava a parlamentare con Dio. Ora a Dio volge le spalle per condurre un'assemblea di condominio, in un italiano scipito se non sciatto». Atterrato a Madrid, partito a piedi da León con le omelie di Ratzinger (non di Bergoglio) dentro lo zaino, il nostro pellegrino nutriva grandi speranze: «Voglio che il Santo mi converta, che me lo attesti durante il Cammino, che mi dia segnali, anticipazioni della vita eterna». Salvo poi, lungo la strada, in assenza di apostolici segni, rimpiangere più volte i santuari della sua regione. San Giovanni Rotondo, ovvio, Monte Sant'Angelo, giusto, ma pure Trani e Latiano, il paese dove vive. Karl Kraus sarebbe stato d'accordo: l'origine è la meta. E ancor più Carmelo Bene che definiva la propria terra, il medesimo Salento di Paoloni, «il sud del sud dei Santi». Che senso ha fare migliaia di chilometri per cercare una santità che hai sotto casa? E così, molto opportunamente, Abbronzati a sinistra a un certo punto si trasforma e può essere letto come il diario di un Cammino di Puglia tutto da sperimentare. Io, da quel certo punto, l'ho letto così anche per motivi personali: pochi giorni fa, strana coincidenza, mi trovavo proprio a Trani, invitato a un matrimonio proprio nella cattedrale dove Paoloni ha vissuto quanto racconta a pagina 168. «C'era questa colonna nella cripta, verso il fondo, lontano dall'altare, uguale a tutte le altre, ma quando ci passai vicino mi sentii calamitato. Non potevo farci nulla, dovetti avvicinarmi e toccarla, starci attaccato. Semplicemente non riuscivo a staccarmene. Era il mio posto, punto. La colonna mi stava aspettando da secoli. La cinsi con le braccia per quanto potevo, con gli occhi chiusi, un po' vergognoso». Prima dell'arrivo degli sposi ho identificato la colonna, la terza dal fondo, ma non ho percepito nulla di strano. Nessuna sensazione particolare. E nessuna particolare delusione: l'esperienza mistica è quanto di più personale, nella grotta di Lourdes la Bella Signora appariva a Bernadette e a nessun altro dei numerosi presenti. Sul Cammino di Santiago, il pellegrino pugliese ricorda Trani e si dispiace di non essere a Latiano, paese del Beato Bartolo Longo, cugino del bisnonno: «C'ho il parente Beato, insomma, Apostolo del Rosario, Padre degli Orfani e avversario del Lombroso; potrei chiedergli qualsiasi miracolo, che se lo compisse diventerebbe pure Santo, e me ne sto qua a fare lo sciccoso sul trekking modaiolo. Ho la casa di Bartolo Longo dietro l'angolo e me ne vado al presunto sepolcro di San Giacomo, che potrebbe essere, somma beffa, il sepolcro dell'eretico vescovo Priscilliano. Pfui».

Paoloni, al contempo scettico e tradizionalista e dunque vicino alla sensibilità di un Gómez Dávila, ci avverte che la presenza di San Giacomo a Santiago è alquanto leggendaria, non certo un dogma di fede, mentre in Puglia la presenza dei Santi è molto più reale. Il campionissimo della santità pugliese, Padre Pio, è un uomo prossimo e concreto, a cominciare dalle stimmate.

Sulla via di Santiago, Paoloni ritorna con la mente alla via di San Giovanni Rotondo e dopo aver messo in guardia dalla nuova chiesa di Renzo Piano (sorta di capannone, si limitava a rappresentare l'idea di spiritualità del progettista, light, cosmopolita ed estranea al luogo) spinge a visitare il vecchio convento: Nella cripta, davanti alla Sua tomba, dopo decenni mi venne voglia di pregare. Meglio la Puglia, allora.

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