Chiara Vidonis: una voce tra rock, punk e leggerezza

Per chi fosse stanco di farsi annacquare quel che gli resta della voglia di vivere c'è una buona notizia: un bel disco. Duro senza mai perdere la tenerezza. Lo canta una donna, che grazie al cielo non è una cantantessa (non dice cose «di genere») e si chiama Chiara Vidonis, triestina traslocata a Roma. Tutto il resto non so dove è il suo esordio, con dentro 11 tracce, tutte sue (testo, musica, arrangiamento). A parte una concessione politica, per nulla goffa e assai punk, nel testo di Stato mentale, il disco è fermo a contenuti concreti, che artisticamente parlando significa personali e, in definitiva, pensieri (cosa si dovrebbe chiedere di più a un testo da cantare, dopotutto?).

Interessanti o meno che siano, questi pensieri fatti brano sono funzionali a far passare in primo piano la musica (Adorno penserebbe che il cantautorato italiano comincia ad avere qualche speranza), che è un rock vivo e ruvido, come dicono gli esperti, ma pure vellutato, perché la regola dell'intelligenza impone di tenere sempre un pugno di ferro dentro a un guanto di velluto. «Impara a darmi il giusto peso», canta Chiara. E l'invito alla leggerezza, anche quando parla di un mondo sporco, la rende pop in quella maniera nobile che fece allargare il blues a Janis Joplin.

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