È sempre il magico chitarrista che ruba l'anima a Robert Johnson e Muddy Waters per buttare colate di blues nelle fondamenta del rock. Ma ha un pubblico trasversale (da quelli che... il vero Clapton è il leader della gioiosa macchina da guerra dei Cream a quelli che... impazziscono per il suo lato pop) che non vuole tradire. Per questo Eric Clapton incide un album bello e versatile come Old Sock circondandosi di personaggi come JJ Cale, Paul McCartney, Taj Mahal, Stevie Winwood, Chaka Kahn.
«Il progetto è partito due anni fa - ha raccontato Clapton in una lunga intervista a Mojo -. Ero in America e dovevo passare due settimane tra la fine del tour e la festa in Texas per i 60 anni di Jimmie Vaughan, così sono entrato in studio e ho cominciato ad incidere alcuni vecchi brani che fanno parte della mia vita e che ho sempre sognato di registrare». Accanto a blues come Still Got the Blues di Gary Moore o al traditional Goodnight Irene del mitico Leadbelly troviamo pezzi di Gershwin come Our Love Is Here to Stay o il soul che sterza nel reggae di Your One and Only Man (Otis Redding) più due inediti scritti dallo stesso Eric. «Io tengo sempre un piede ben saldo nella tradizione blues, anche quando suono musica più commerciale, il blues è dentro di me. Prima ho cominciato ad amarlo ascoltando i dischi americani, oltre a Johnson e Waters, Howlin' Wolf, Sonny Terry & Brownie McGhee, poi ho imparato a suonarlo quindi a viverlo, dal vivo con Sonny Boy Williamson». Clapton oggi ha una concezione molto speciale del blues. «Per me agli inizi era la musica degli adulti, un suono saggio e maturo difficile da comprendere per noi, poco più che ragazzini». Nonostante il suo mito sia nato in gruppi come i Bluesbreakers di John Mayall, gli Yardbirds, i Cream, Clapton non ama far parte di una band, il suo spirito deve essere libero e incontrollato. Era ed è un chitarrista coraggioso, come lo definisce il suo mentore John Mayall.
Con John Mayall ha suonato vero blues, «con gli Yardbirds non abbiamo mai eseguito puro blues, non era possibile, facevamo delle cover di blues in chiave pop con lunghi assolo». Il periodo dei Cream è quello che ha rappresentato al meglio la sua voglia di sperimentare, dilatando blues come I'm So Glad di Skip James in brani lunghissimi che tracimano nella psichedelia, nel jazz e nell'improvvisazione. «Jack Bruce e Ginger Baker erano jazzmen e io cercavo di interagire con loro unendo alle 12 battute del blues lo spirito che animava artisti come Miles Davis, Coltrane, Mingus».
I gruppi preferiti di Eric Clapton sono The Band (i sodali di Bob Dylan guidati da Robbie Robertson) e i Los Lobos. Per il rock blues (o l'hard rock) inglese, venuto dopo di lui, non ha molta simpatia, per lo meno per i Led Zeppelin. «Non c'è nulla che mi piaccia dei Led Zeppelin. Anzi, non è stato semplice dissociarsi dai paralleli politici fatti tra noi e loro. Questo tra l'altro è uno dei motivi per cui ho lasciato i Cream». E neppure adora gli artisti di oggi che fanno del blues la loro palestra d'ardimento per nuovi esperimenti come Jack White e i Black Keys.
«Non sono in sintonia con questa gente, non so perché ma non cattura la mia immaginazione». Lui ama il soul blues di Robert Cray e la ruvida chitarra southern rock di Derek Trucks, nonchè il suono versatile, a metà strada tra Jimi Hendrix, blues e soul, di Gary Clark Jr, texano che si sta facendo conoscere per i suoi virtuosismi chitarristici e che ha da poco pubblicato il cd Blak and Blue.
Da queste parole si comprende meglio Old Sock, la nuova opera di Eric, il suo linguaggio ecumenico, ora selvaggio
ora soave - come dimostra la cover della Further On Down the Road di Taj Mahal in contrasto con Born To Loose (hit di Milton Brown e Ray Charles) - in grado di adempiere ancora alla sua missione di messaggero dell'anima.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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