Adesso apriti cielo. Dopo molti mugugni del pubblico e qualche articolo di giornale, l'altra sera Le Iene hanno acceso la luce più chiara nello sgabuzzino del cosiddetto secondary ticketing, in sostanza il fenomeno online che ha portato i biglietti dei grandi concerti a risultare esauriti pochi minuti dopo l'apertura delle vendite per poi ricomparire a prezzi smisurati. Una sorta di bagarinaggio 2.0. Nel servizio dell'equilibrato Matteo Viviani (oltre 20 minuti) l'impiegata di una società di intermediazione biglietti, ripresa di spalle e con la voce falsata, ha rivelato rapporti molto oscuri, e soprattutto dannosi per il pubblico, tra alcune società di organizzazione concerti e altre oblique società di «secondary ticketing» come Viagogo. Il tutto avvalorato da fatture e documentazione varia.
A scatenare l'attenzione dell'opinione pubblica sono stati i biglietti per i Coldplay a San Siro, letteralmente introvabili a prezzi umani dopo pochi secondi dalla messa in vendita. Dopo questo e altri casi analoghi, la Siae ha reso pubblico un appello firmato da tanti artisti italiani contro questo fenomeno di sciacallaggio sui concerti pop rock. Tutto sembrava ancora avvolto da una nuvola di «si dice» finché Matteo Viviani, dopo aver parlato con Claudio Trotta di Barley Arts (promoter di Springsteen, Ac/Dc e Kiss tra gli altri) ha incontrato Roberto De Luca di Live Nation, una delle principali società sul mercato. Nel suo «rooster», tra gli altri, proprio i Coldplay oltre agli U2 e a tante altre megarockstar nazionali e internazionali. Tra molte precisazioni e qualche incertezza, De Luca ha più o meno confermato la cessione di pacchetti di biglietti da vendere sul mercato secondario, violando quindi l'esclusiva con l'operatore primario TicketOne. «Me lo chiedono gli artisti», ha detto.
Per capirci, imponenti quantità di biglietti sarebbero state cedute da alcuni promoter ai «bagarini online» prima ancora dell'apertura delle prevendite a condizione di ricevere in cambio il 90 per cento dell'importo successivamente raccolto. Talvolta i prezzi pagati dagli acquirenti per i biglietti dei concerti risultano anche dieci volte superiori a quelli stabiliti dal mercato ufficiale. Un patatrac. E, oltretutto, un colpo durissimo a una categoria, quella dei promoter, che sembra essere la salvezza di un mercato discografico in crisi. Nel servizio delle Iene non sono stati citati nomi di artisti, a parte quello dei Coldplay che è stato l'ufficiale pietra dello scandalo.
Però le reazioni non si sono fatte attendere più di qualche ora. Vasco Rossi, uno degli artisti di punta di Live Nation nonché firmatario del protocollo Siae, ha «sospeso ogni rapporto commerciale con Live Nation» e «si riserva di agire per vie legali». Tiziano Ferro, anche lui Live Nation e anche lui firmatario Siae, da Los Angeles dichiara che «prendo le dovute distanze da chi ha sbagliato, per loro ci saranno di certo conseguenze ma adesso ho solo una priorità: questo tour e i miei fan. Non possiamo fermarci, nonostante tutta la bruttezza che ci sta investendo». In serata, Live Nation ha comunicato che «le affermazioni contenute nel servizio si riferivano unicamente a pochi artisti internazionali e che nessuno degli artisti italiani ha mai chiesto di assegnare biglietti dei loro spettacoli al mercato di vendita secondario. Ugualmente Live Nation garantisce di non aver spontaneamente immesso sul mercato secondario quantitativi di biglietti dei concerti di Ferro, Giorgia e Mengoni, attualmente in vendita». Poco prima Claudio Trotta aveva chiesto, con una lettera aperta, un'«azione giudiziale collettiva da parte di Assomusica» annunciando anche che «non mi è possibile restare in questa Associazione ancora un secondo qualora la Associazione stessa non prenda i provvedimenti logici e conseguenti».
E oggi Ferdinando Salzano di F&P, altra società leader del settore, terrà una conferenza stampa, alla quale è annunciata anche la partecipazione di Claudio Maioli, manager di Ligabue. Insomma è il primo capitolo di un procedimento destinato a mutare per sempre l'assetto della musica dal vivo in Italia.
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