Coppola, tanta classe sulla crisi nel dialogo

Non aspettatevi, da Sofia Coppola, un cinema pieno di fronzoli. Il suo stile minimalista, sempre elegante, che bada più alla sostanza piuttosto che al fumo, divide critica e pubblico

Coppola, tanta classe sulla crisi nel dialogo

Non aspettatevi, da Sofia Coppola, un cinema pieno di fronzoli. Il suo stile minimalista, sempre elegante, che bada più alla sostanza piuttosto che al fumo, divide critica e pubblico. Eppure, al di là del fatto meramente estetico, un suo film non è mai banale, diventando una chiave di lettura «colta» della realtà. Insomma, Sofia ha dimostrato, ormai da tempo, di camminare, e molto bene, con le sue gambe, senza tremare sotto il peso dell'eredità di papà Francis. E come sa dirigere bene i suoi attori. Come accade, in questo caso, con quel Bill Murray già apprezzato, sempre sotto di lei, nel meraviglioso Lost in Translation (2003). Qui lo vediamo nei panni di un mercante d'arte, particolarmente colto e affabile, uno che gira con l'autista e frequenta le case di signore che ospitano dei Monet. Ha un rapporto protettivo con sua figlia, interpretata da Rashida Jones (a proposito di eredità pesanti, è la figlia del musicista e produttore Quincy Jones), pur non essendo stato, negli anni passati, un grande padre, avendo mollato la famiglia perché la moglie «non lo guardava più come prima». La ragazza, scrittrice in crisi di fantasia, è alle prese con due bimbe piccole, anche perché il marito la trascura, tutto preso dalla sua nuova società. E se mi tradisse? Il padre decide di aiutarla a scoprire la verità, mettendoci molto del suo, un po' per affetto, un po' anche per stare con lei e ingannare il tempo. Ne nasce una storia dove, al centro, ci sono l'incapacità di dialogo (anche nelle famiglie) e il rapporto padre-figlia. Il tutto servito con classe, come i locali dove genitore ed erede si aprono alle confidenze, con un liquore on the rocks.

p.s. Da questa settimana, la pagina delle recensioni cinematografiche riprende ad occuparsi delle novità visibili sui canali digitali come Netflix, Amazon Prime Video, Sky, Disney+.

L'inconcepibile decisione del governo di chiudere, per un mese, le sale cinematografiche, convoglierà, come durante il lockdown, tante prime visioni direttamente nelle case degli utenti, saltando la filiera dei cinema. Il cui futuro, è sempre più nero.

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