In una Rai in piena emergena coronavirus, Marcello Foa guarda già al futuro, a quando si tornerà a una lenta (e nuova) normalità. Il decreto di Conte del 7 marzo l'ha colto mentre si trovava all'estero con la famiglia ma il direttore della televisione pubblica nazionale non ci ha pensato due volte a rientrare in Italia per mettersi fisicamente al comando del suo grande vascello e guidarlo in un mare tempestoso e sconosciuto. Marcello Foa è abituato a stare lontano dalla famiglia, ma ora è diverso, ha sulle spalle una grande responsabilità, come spiegato in un'intervista a La Verità.
In una Rai che lavora per lo più in smartworking, dove i programmi sono stati dimezzati per il coronavirus, Marcello Foa non lascia il ponte di comando e ogni giorno naviga a vista dal suo ufficio di viale Mazzini. "Non ho avuto esitazioni a tornare qui per essere vicino a chi lavora. Per incoraggiare i giornalisti che rischiano e aiutare a mettere tutti nelle condizioni di dare il meglio. È importante per tutti quelli che lavorano in Rai vedere i vertici, dal nostro amministratore delegato Fabrizio Salini alla task force creata per questa emergenza, presenti e sempre operativi. La sede è quasi deserta per ragioni di sicurezza, ma noi ci siamo e ci saremo fino alla fine della crisi", ha affermato il direttore della Rai, che lavora ogni giorno per garantire al pubblico l'intrattenimento ma, soprattutto, l'informazione di prima qualità. I palinsesti sono da ripensare, da reinventare. C'è da affrontare l'emergenza ma anche il dopo, quando ci sarà da realizzare una televisione diversa, che non potrà che essere figlia dell'emergenza coronavirus.
Marcello Foa ha raccolto l'idea di Pupi Avanti di utilizzare questo momento di stallo del Paese per provare una rinascita culturale. Gli italiani hanno aumentato sensibilmente il tempo trascorso davanti alla tv e può essere l'occasione per proporre prodotti educativi diversi. Il direttore della Rai ha accolto con piacere le parole del regista e già da qualche settimana propone al pubblico le serate con Angela. Repliche, certo, ma con grandi contenuti che raccontano il nostro Paese e la sua bellezza. I documentari di Alberto Angela sono stati estesi fino a maggio su Rai Uno mentre, su Rai Tre, sono piciuti al pubblico i Grandi della letteratura di Edoardo Camurri. "Pupi Avati è una persona deliziosa e di grande sensibilità umana e intellettuale", ha detto Marcello Foa, che rivelato a La Verità di aver parlato in privato col regista. Da questa chiacchierata è nata l'idea di dedicare due serate di Rai 1 al grande cinema. Il martedì si darà spazio alle pellicole internazionali, mentre il venerdì è stata scelta come serata da dedicare alla commedia italiana.
Dalle parole del direttore della Rai emerge la volontà e la voglia di cambiare ma senza snaturare e, soprattutto, sacrificare l'essenza della televisione pubblica in un momento così complesso: "La Rai sta compiendo uno sforzo incredibile, riconosciuto anche all'estero, per modificare i palinsesti nel pieno di un'emergenza con forti ripercussioni sull'attività dell'azienda stessa. Sono sparite intere produzioni. Non è stato più possibile avere pubblico in studio. Gli ospiti partecipano solo dall'esterno. Oggi la sfida principale è assecondare le esigenze del Paese, cercando di mantenere qualità nell'emergenza." Attualmente, la priorità della Rai è l'informazione puntuale e precisa dei fatti più salienti, che riguardano inevitabilmente il coronavirus: "La situazione evolve molto velocemente e informare la popolazione spiegando le normative per noi è un compito di assoluta priorità. Altre emittenti europee hanno subìto maggiormente le limitazioni imposte dalle esigenze di sicurezza, finendo per ridurre addirittura l'informazione."
Marcello Foa non è un uomo solo al comando, attorno a lui c'è un team che lavora senza sosta per dare al pubblico tutto quello di cui ha bisogno, compreso l'intrattenimento, nella misura che è possibile. "Abbiamo dovuto chiudere alcuni studi, e anche normali strumenti di produzione sono paralizzati o drasticamente inibiti. Infine, non si possono girare film e fiction", ha ricordato Foa, che mai come ora ringrazia la possibilità di poter attingere a un patrimonio sterminato di teche dagli archivi Rai, che però non può essere utilizzato dall'oggi al domani. Il ruolo istituzionale della Rai come televisione di Stato impone una certa sensibilità nel non urtare il pensiero e la cultura di nessuno dei suoi telespettatori. Proprio la cultura è al centro di moltissime proposte, soprattutto sui canali tematici dell'azienda. La Rai non ha perso il suo ruolo istituzionale come mezzo di intrattenimento ma anche di apprendimento per tutti, come accadde al termine della Seconda Guerra Mondiale: "Sono cresciuto alla scuola di Montanelli, imparando che compito di chi comunica è rendere semplice la complessità, e accessibili e godibili conoscenze che si ritenevano destinate alle élite."
Per fortuna, Marcello Foa può contare sui contenuti della famiglia Angela nel suo patrimonio di proposte culturali, documentari che spiegano con semplicità il sapere per tutti: "La capacità e lo stile divulgativo di Alberto Angela sono un esempio cui rifarsi. Auspico che la Rai del futuro sia in grado di schierare altri conduttori che, come lui, sappiano coinvolgere con umiltà e semplicità un pubblico ampio e variegato, trasmettendo il fascino di contenuti altrimenti appannaggio di pochi. Per arrivare a questo traguardo occorre trovare chiavi culturali, interpreti giusti e un certo coraggio editoriale." Ma, se da un lato Marcello Foa appoggia le parole di Pupi Avati e la sua idea visionaria di una nuova televisione, dall'altra guarda al portafoglio e alla necessità per la Rai di non uscire dalle logiche di mercato. Inoltre, il coronavirus ha mostrato come le differenze generazionali tra i figli, i genitori e i nonni, non siano piu così ampie come si poteva pensare. O forse è il coronavirus ad aver appiattito il gap? Questo è un tema fondamentale sulla scrivania di Marcello Foa, che dovrà tenerne conto per il prossimo futuro.
"Credo però che la cultura debba essere dinamica, non solo rivolta al passato. Alla fine degli anni Settanta la Rai ripropose Storia di un italiano attraverso i film di Alberto Sordi. Ebbe enorme successo, grazie a un racconto coerente di ciò che eravamo stati modulato sul presente", ha detto Marcello Foa, dicendosi pronto a ristabilire il ruolo centrale della Rai, che ora si attinge a piene mani dalle produzioni esterne.
Sono cambiamenti radicali che il coronvirus rende necessari, che devono essere supportati anche dal personale Rai che, a detta di Foa, in questo momento è ancor più coeso e voglioso di fare, al di là delle polemiche che di tanto in tanto animano le cronache.
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