Così i sexy scandali cambiano gli equilibri anche nella classica

La campagna #metoo sta mettendo alla porta una serie di direttori ma anche professori d'orchestra accusati di molestie o comportamenti inopportuni. L'incendio è stato innescato dal caso James Levine, l'ex numero uno del Metropolitan di New York, teatro che detiene il primato di visibilità mondiale, azienda (pur d'arte) con un bilancio di 294 milioni. Da quel dicembre 2017, altre teste hanno iniziato a rotolare. Tra le ultime, quella di Daniele Gatti, licenziato in tronco dal Concertgebouw di Amsterdam dopo la pubblicazione di un'inchiesta condotta dal Washington Post. Il direttore d'orchestra è il volto dell'ente. Un ente che sempre più vive del sostegno dei munifici sponsor che a loro volta investono se hanno un ritorno di immagine. E le immagini devono essere pulite, come si determini il livello di purezza può essere un discorso che sfocia nei mari dell'ipocrisia. Altra considerazione. Il movimento #metoo, comunque emanazione di una cultura e di un sentire più americani che europei, nel mondo della musica classica è usato talvolta come mezzo per ridurre a morte certa un rapporto agonizzante o comunque non del tutto o per tutti soddisfacente.

Come reagiscono i musicisti a questa campagna? Con un generale: «Mi rattrista». Rattristato il violinista Joshua Bell che conosceva bene Dutoit (uno dei direttori accusati), «avverto un mix di emozioni», disse. Tanti non vogliono rilasciare dichiarazione alcuna. In compenso la temperamentosa Martha Argerich ha appena annunciato che il mese prossimo farà un concerto a Montreux con l'ex-marito Dutoit.

Franz Welser-Möst interrogato sul tema da un quotidiano austriaco ha confessato che nel 1999 all'atto di firmare il contratto di collaborazione con l'orchestra di Cleveland, che ha appena licenziato lo storico primo violino poiché «molestatore», gli venne chiarito cosa significasse per la legge statunitense il termine molestie sessuali. E aggiunge che «negli Stati Uniti le leggi sono molto severe». Ma anche in Europa non si scherza. Dopo l'affaire Amsterdam, ora la Mahler Chamber Orchestra di cui Gatti è Artistic Adviser dal 2016, ha comunicato che tutti i membri dell'orchestra, saranno coinvolti in una «discussione e valutazione della situazione» perché l'orchestra «non tollera molestie sessuali o comportamenti irrispettosi in nessuna forma».

Viene da chiedersi se le due «diligence» debbano concentrarsi su un artista eletto a capro espiatorio oppure - dati i tempi - vadano estese a chiunque tocchi il sacro podio o i primi leggii. Se è caccia alle streghe, che caccia sia: da estendersi però anche alle sale dei bottoni di teatri e agenzie. Sono faccendende che chiedono la giusta ratio: aldiquà e aldilà della staccionata.

PAF

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