Credeva prima di tutto nella validità delle idee

Vento, sole, pioggia, grandine e infine un arcobaleno: ha movimentato anche il suo funerale

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«È riuscita a rendere movimentato il suo stesso funerale» ci ha detto uno dei suoi molti collaboratori raccontando che durante la cerimonia tenutasi con rito islamico a Londra si sono scatenati gli elementi: vento, sole, pioggia, grandine e infine un grande arcobaleno, le quattro stagioni in meno di un'ora. Zaha Hadid è stata eccezionale in tutto, autrice di progetti faraonici e bellissimi come l'Heydar Aliyev Center di Baku o come il nuovo terminal marittimo di Salerno, nel 2004 è stata la prima donna a vincere il Pritzker Prize, l'equivalente del premio Nobel nell'architettura. In quell'occasione dichiarò: «Sono un architetto, non una donna architetto» con buona pace del vetero femminismo di chi come Laura Boldrini pretenderebbe l'uso del genere anche nelle qualifiche professionali.

Per lei, grandiosa creatrice di angoli incredibili e curve meravigliose, il cervello non ha sesso e non ne deve avere: la sola cosa che conta è la validità o meno di un'idea. Dame Zaha Hadid (qui il femminile s'impone perché è un Ordine dell'Impero Britannico come «Knight») è stata per molto tempo un «architetto di carta», ovvero una che faticava a superare la fase progettuale. Non si è mai scoraggiata, ha buttato il cuore oltre l'ostacolo superando pregiudizi e difficoltà d'ogni tipo. Quel cuore si è fermato all'improvviso il 31 marzo scorso.

Aveva 65 anni, vissuti così intensamente che le sue opere sono presenti ai quattro angoli della terra, in circa 50 Paesi. Se il prossimo arcobaleno avrà una forma più bella e sinuosa sapremo che adesso sta lavorando anche in cielo.

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