Il "David" di Dubai umilia l'Italia

Il "David" di Dubai umilia l'Italia

Al contrario della penosa polemica sul «corpo sessualizzato» e l'accusa di «offesa alle donne» per l'innocua statua della Spigolatrice di Sapri, utilizzata per una retorica femminista imbarazzante, sarebbe giusto che - invece di cercare pretesti, come fa Davide Rampello, direttore artistico del Padiglione Italia all'Expo di Dubai, il quale elude la questione parlando di «fattore emozionale» e (non si capisce come) di «testimonial della memoria» - si difendessero Michelangelo e il suo Davide, denunciando l'ipocrisia per cui la scultura è stata esposta (in ossequio alla concezione dei talebani e della Boldrini) nascondendone le parti intime. Si dichiara come un'inaudita sottomissione alla concezione islamica, che non investe solo le persone e i loro usi, ma le opere d'arte, con ciò negando alla nostra cultura, sia pagana sia cristiana, tutti i nudi maschili e femminili, di veneri, apolli, davidi, santi sebastiani, adami ed eve. Devi deciderti: se non vuoi provocare la suscettibilità religiosa ed erotica dei visitatori musulmani non esponi l'icona erotica più clamorosa, in pulsioni etero e omosessuali, dell'intera storia dell'arte. La civiltà occidentale, con la sottomissione spontanea dell'Italia a Dubai, annulla la sua storia e oscura il capolavoro di Michelangelo, in ossequio alla tradizione islamica: un'umiliazione inaudita, inaccettabile, intollerabile, soprattutto a Dubai che, per molti diversi, per ragioni economiche e commerciali, e non sacre come quelle dell'arte, ha accettato commistioni e profanazioni con la cultura occidentale. Ma, dalla scelta estetica dei responsabili del padiglione, e politica del ministro degli Esteri, lo Stato italiano esce umiliato, e l'arte occidentale, in uno dei suoi esempi più alti, mortificata. Un vero schifo. E la prova del fallimento dell'Italia all'Expo, dopo gli annunci entusiastici del ministro degli Esteri. L'esibizione parziale del Davide, che aggalla come dentro un salvagente, o è una scelta, improbabile, dei responsabili della duplicazione in 3D, per qualche ragione misteriosa; o non è altro che un vergognoso ossequio, nel luogo della Esposizione internazionale, alla cultura del paese ospitante che non dovrebbe limitare l'espressione e la peculiarità di un Paese ospite. E non forse per una esplicita richiesta, ma per un eccesso di zelo, analogo a quello di Matteo Renzi e del suo cerimoniale quando furono imballate le sculture antiche in Campidoglio per la visita del presidente iraniano Hassan Rohani, peraltro persona raffinatissima e, diversamente dalla Boldrini, capace di distinguere tra arte e pornografia. Ed è proprio una questione di civiltà e di rispetto, non solo delle proprie tradizioni, ma dei valori eterni dell'arte, che imponeva di non accettare, o di non porsi, condizioni. Tra l'altro la vita di Davide è di particolare importanza nelle tre religioni abramitiche: ebraismo, cristianesimo e Islam. Non è un soggetto pagano, sradicato da un culto religioso condiviso. Pertanto «cancellare» una parte del Davide, dentro il Padiglione Italia, con confini regolati dal rispetto delle identità, come in un'ambasciata dove vigono le regole del proprio Paese, è piegare la testa ai pregiudizi della cultura islamica.

Un Paese che si vergogna della propria religione, e tanto più dell'Antico Testamento, è un Paese senza dignità. E ignora che l'Islam riconosce come libri sacri alla luce del Corano sia l'Antico sia il Nuovo Testamento non alterati. Ma i nostri dovevano censurare Davide. E rinnegare Michelangelo.

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