La diva e divina Tebaldi voce italiana nel mondo

Questa volta non è un ente straniero ad accaparrarsi un importante pezzo del patrimonio culturale italiano, vedi il caso del British Museum che ha fatto affari con reperti negli scantinati di Pompei. Tutto rimane in casa, capitalizzato e trasformato in un brand d'esportazione. Che corrisponde al nome di un soprano leggenda: Renata Tebaldi (1922-2004), assieme a Luciano Pavarotti, la cantante italiana più famosa al mondo nell'ultimo mezzo secolo. Voce naturale, sana, armoniosa, limpida, un velluto. In una parola: bella. «Voce d'angelo», la battezzò Arturo Toscanini che la volle con sé all'apertura della Scala rinata dalle ceneri della seconda guerra mondiale. Il grande direttore d'orchestra schiudeva così alla collega 24enne le porte dei teatri più importanti, a partire dal Metropolitan di New York che ancora la ricorda.
Oggi non solo si inaugura il museo a lei intitolato, nelle Scuderie di Busseto, ma prende il via anche una serie di iniziative costruite attorno a un personaggio che continua a identificare la migliore Italia nel mondo. Attività messe a punto dalla Fondazione “Museo Renata Tebaldi” e curate da Giovanni Gavazzeni. Perché a Busseto? Poiché terra verdiana, ancora appassionata d'opera e luogo del cuore della cantante nata nei pressi di Pesaro ma poi a Parma con la madre: figura, assieme a quella della fida segretaria Tina, che colmò il vuoto d'affetti maschili.
La Tebaldi, bellezza statuaria, ebbe un padre incurante della figlia e fidanzati forse non sempre all'altezza di questa donna schiva, nascosta, insofferente al glamour: eppure diva come dimostrano i cachet da 350mila lire, una fortuna negli anni Cinquanta. Diva che sapeva farsi amare dalle dive. A partire da Ingrid Bergman che nel 1952 le scrive: «Che peccato non essere all'opera stasera. Vi accompagni tutta la mia ammirazione e il più profondo affetto». L'occasione del telegramma era Otello al San Carlo, con la regia del marito Roberto Rossellini.
Questa è una delle lettere che assieme a foto, contratti, oggetti personali, gioielli, era appartato e silente ed ora viene alla ribalta. È stato il direttore Riccardo Muti a lanciare un appello affinché la Tebaldi trovasse una casa. Così si portano alla luce abiti e gioielli di scena dell'artista. Biglietti e lettere firmati Rudolph Giuliani, il sindaco-coraggio della New York delle Torri Gemelle che nel dicembre 1995 indisse un «Tebaldi Day». Imperdibili le lettere di Toscanini che reclama a sé questa stella di prima grandezza, alla Tebaldi in viaggio per gli States augura «Buon viaggio e sinceri auguri», aggiungendo però: «per il suo ritorno sulle scene scaligere». Viene una stretta al cuore imbattendosi nel biglietto che la bimba Tebaldi scrive al papà lontano, «Da quando sei partito, la mamma è molto triste e piange spesso. Mi è arrivato un cartoncino, e fra i vincitori ci sono io», alludendo a un concorso di canto: aveva nove anni. Al primo fidanzato Toni, nel 1944, comunica la felicità per il debutto (nel Mefistofele di Rovigo): «Toni carissimo, ecco superata la grande prova». J.F. Kennedy, nel 1961, sigilla una lettera alla cantante dopo una performance alla Casa Bianca in occasione del centesimo compleanno dell'Italia. Fra i pezzi forti, un telegramma della Callas, l'amica-nemica leggendaria: correva il 1968, e la Tebaldi era al Met. «Sicura tuo trionfo credimi. Tua applauditrice sincera».
Il concerto inaugurale del museo, oggi stesso, nel teatro di Busseto, con i Virtuosi della Scala rammenta il legame prioritario del soprano con il teatro di Milano. Fra le iniziative collaterali, la Passeggiata Tebaldi, un percorso di eccellenze milanesi, scandito dai luoghi cari alla cantante e simbolo dell'artigianato alimentare, sartoriale, artistico-spirituale: concetto esportabile nei luoghi di frequentazione della Tebaldi, a NY anzitutto. A cadenza annuale si terrà un gala nelle maggiori metropoli americane, e ancora, la commissione di una scultura poi collocata nel Giardino dell'arte a Busseto. Un film-documento è realizzato dalle giovani leve dello studio di cinematografia Marelli-Dudovich.


Parte della mostra, da novembre, migrerà a Palazzo Morando di Milano, per sbarcare all'estero con prima tappa a Tokyo. Per ricordare al mondo la Tebaldi e, per usare le sue parole, che l'opera non è solo dedizione, lavoro, sfida, sacrificio: «L'opera è soprattutto felicità».

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