La "Donna di quadri" che pescava sempre bene nel mazzo dell'arte

Un documentario racconta la vita e le passioni di una donna straordinaria a 10 anni dalla morte

La "Donna di quadri" che pescava sempre bene nel mazzo dell'arte

È scomparsa da dieci anni, Graziella Lonardi Buontempo, eppure è come se fosse ancora fra noi, tanto è stato forte il suo influsso nel mondo dell'arte e nella vita di chi ha avuto il bene di conoscerla. Per gli altri verrà presentato sabato e domenica prossimi alla 15ª edizione della Festa del Cinema di Roma il documentario di Gabriele Raimondi Donna di quadri, che si potrà vedere su Sky Arte domenica 1º novembre alle 21,15.

Vi colpirà subito la sua bellezza, era una delle donne più splendide mai viste, capolavoro di architettura antropologica mediterranea. La sua qualità davvero speciale, però, era la grazia, quella dote così rara che permette di essere sempre se stessi e comunque graditi agli altri. Napoletana verace, era come se a una sofialoren fosse capitato in sorte di essere tanto intelligente quanto bella, tanto popolana quanto raffinata.

Era nata nel 1928 e presto trasferita a Roma, l'intelligenza le dava il dono raro di arrivare subito all'essenza delle cose. Il senso del bello, unito a quello del nuovo, le permise di essere una straordinaria anticipatrice del gusto e scopritrice di talenti. Nel 1973 inventò una straordinaria mostra dell'avanguardia mondiale - «Contemporanea» - nell'immenso garage sotterraneo di Villa Borghese, determinando molti sviluppi futuri dell'arte e del rapporto degli italiani con quel mondo. L'anno dopo ecco Christo, non ancora così universalmente celebre, impacchettare grazie a lei le Mura Aureliane di Roma.

Gallerista, mecenate e mercante internazionale d'arte sono definizioni riduttive per chi ha visto la sua casa a Palazzo Taverna. A un passo da Piazza Navona: affrescata e decorata in ogni stanza dai più grandi e celebri artisti della seconda metà del Novecento, e non con opere comprate, ma fatte apposta per lei, dedicate a lei, regalate a lei, come uno dei primi ritratti multipli e multicolori di Andy Warhol. A Palazzo Taverna impiantò anche la sede degli Incontri Internazionali d'Arte: biblioteca, archivio, e motore di iniziative originali, instancabili, spesso curate da Argan, Celant, Bonito Oliva.

La conobbi all'inizio degli anni Ottanta quando, poco più che trentenne (io), rustico e digiuno di bel mondo, ricevetti il suo invito a fare parte della giuria del Premio Malaparte, di cui (premio e Capri) era la regina. Mi ritrovai così, di punto in bianco, a giudicare i più grandi scrittori del mondo in una giuria presieduta da Alberto Moravia e composta da Ugo Pirro, Giovanni Russo, Raffaele La Capria, Giuseppe Merlino, Lamberti Sorrentino, Gilles Martinet e, poi, Furio Colombo. È vero che avevo appena scritto una biografia di Malaparte, però so per certo che quel saggio da solo non sarebbe bastato, che Graziella vide nel ragazzo che ero l'uomo che sarei diventato, mala parte compresa.

Tra il 1983 e il 1998 premiammo, senza tante riunioni o regolamenti complessi, con pochi scambi di telefonate, grandi autori alcuni dei quali di lì a qualche anno avrebbero ricevuto il Nobel: Anthony Burgess, Saul Bellow, Nadine Gordimer, Manuel Puig, John le Carré, Fazil Iskander, Zhang Jie, Vaclav Havel, Predrag Matvejevic, Susan Sontag, Michael Tournier, Breyten Breytenbach, A. S. Byatt, Isabel Allende. Ogni anno il premio era onorato dal manifesto di un grande artista, da Paladino a Pistoletto, ogni anno aveva una nuova iniziativa, per le traduzioni o i giovani autori, ogni anno si ammantava di una mondanità spontanea e più goliardica che snob: mi trovai, un giorno, in gita su una barchetta per pescatori con Nureyev, Eco, Havel, Gianni De Michelis.

Eppure il premio consisteva in un cesto di limoni, uva, alloro e gelsomini, a volte un modesto assegno e - soprattutto - la possibilità di passare un periodo nella casa caprese di Graziella, per oziare o scrivere, restituendo l'isola al suo ruolo di musa incantata. Ma la musa incantevole era lei, Graziella.

Il premio è stato rilanciato, grazie alla famiglia Pontecorvo, dalla nipote Gabriella Buontempo, produttrice, che ha realizzato Donna di quadri raccontandocela attraverso la voce narrante e

commossa di Iaia Forte, un'attrice che la conobbe bene. E poi le testimonianze di Lina Wertmüller, Achille Bonito Oliva, Raffaele La Capria, Daniel Buren, Luigi Ontani, Michelangelo Pistoletto, Roberto Capucci e molti altri.

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