Il film del weekend: "Suburra"

Un gangster movie metropolitano, teso e magnetico, che regala un'esperienza visiva appagante grazie ad una regia di livello e ad un cast in stato di grazia

Il film del weekend: "Suburra"

Reduce dai successi delle serie tv "Romanzo Criminale" e "Gomorra", Stefano Sollima firma una pellicola, "Suburra", che non è solo un grande noir metropolitano ma l'incontro di eccellenze tecniche e artistiche del nostro panorama cinematografico. Tratto dall’omonimo romanzo di Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini, il film ritrae il mondo della politica e criminalità romana nel Novembre del 2011, nella settimana antecedente la caduta del governo. Nella Roma Antica la Suburra era il quartiere malfamato in cui si incontravano in segreto potere e delinquenza. Nella Roma di oggi, quella zona sembra essersi estesa oltre i confini della città. Il parlamentare Filippo Malgradi (Pierfrancesco Favino) viene corrotto dal Samurai (Claudio Amendola), il più temuto boss della capitale, in merito a un progetto, Waterfront, che punta a trasformare il litorale romano in una sorta di Las Vegas. Nell'affare sono coinvolti anche esponenti del Vaticano e Numero 8 (Alessandro Borghi), giovane criminale che gestisce il territorio di Ostia, mentre Manfredi Anacleti (Adamo Dionisi), capo di un clan di zingari, vorrebbe farne parte. Quando in un albergo di lusso muore per overdose una prostituta minorenne, inizia una spirale di sangue e violenza che coinvolgerà il viscido e vigliacco faccendiere Sebastiano (Elio Germano), l'escort Sabrina (Giulia Elettra Gorietti) e la tossica fidanzata di Numero 8, Viola (Greta Scarano).

Non c'è traccia di personaggi positivi in questo crudo e spietato viaggio nella malavita capitolina. In mezzo agli affari loschi tra individui dalle personalità deviate e al susseguirsi di esecuzioni e sparatorie di un'inarrestabile serie di vendette, c'è spazio per corruzione, droga e prostituzione ma nessun appiglio per illusoria retorica buonista: un immaginario apocalittico, eppure realistico, in cui belve fameliche così ben caratterizzate sembrano mantenere qualche caratteristica di umanità che le rende ancora più inquietanti. L'affresco criminale dipinto da Sollima si estende dalle periferie alle stanze delle alte istituzioni e racconta la sporcizia morale in maniera vivida, curata e incalzante. La cupa fotografia di Paolo Carnera dà una connotazione quasi maligna alla pioggia che cade incessante per buona parte del girato e che investe tutti, nessuno escluso. Si capisce presto che non è acqua destinata a mondare la città dai suoi peccati, ma a far rigurgitare i tombini del marcio sottostante. Dopotutto, nell'antichità, il percorso della condotta della Cloaca Massima partiva dalla Suburra. Il film è pieno di scene simboliche e allegoriche, perciò ancorarlo alla cronaca politico-criminale dei giorni nostri significa limitarne il significato.

Il malaffare, come la pioggia, non è esclusivo di un luogo e di un periodo: l'ambientazione, qui, più che l'odierna città di Roma è la Roma intesa con gli appellativi di caput fidei, caput mundi, e urbs aeterna. Grazie ad un montaggio dal ritmo serrato, gli snodi narrativi si avvicendano in fretta e alcuni incastri causa-effetto quasi sfuggono. Questo potrebbe sembrare un limite ma, in realtà, il fatto che l'intreccio non si renda assimilabile in ogni suo passaggio, gioca a favore della sensazione di trovarsi in una giungla in cui si perde presto di vista il perché si uccide. Sono tutti vittime prima di se stessi e poi di altri, non importa chi ammazza chi, tanto nessuno è completamente innocente e nessuno completamente colpevole. Sono, semplicemente, tutti sotto quello stesso maledetto cielo. La soddisfazione visiva che deriva dall'attentissima regia di Sollima e dalla prova corale degli attori coinvolti è davvero notevole. Nulla è lasciato al caso.

C'è chi lavora di sottrazione, regalando una performance pacata, centrata e indimenticabile come fa Amendola, chi mette in campo moltissima mimica come Alessandro Borghi, ma un plauso va davvero a ciascun membro del cast.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica