Un grande Haber sfida l'Alzheimer

Chi sia il signore in questione affetto da Alzheimer che sbraita e bofonchia non sappiamo. Possiamo solo dire che il terribile morbo che lo affligge anziché deprimerlo gli consente di scambiare identità e aspetto fisico con coloro che lo circondano, tramutando la sua vita di recluso in un'assurda partita destinata a non aver fine. In tal caso l'interprete che lo incarna gli consente di cambiare aspetto e identità. A cominciare dalla figlia (Lucrezia Lante della Rovere) che, dovendo trasferirsi a Londra, viene sostituita da un'altra interprete (Ilaria Genatiempo) nelle medesime funzioni. La quale tuttavia, grazie a questo eccentrico malato, entra suo malgrado nel plot, lasciando che il proprio compagno assuma per volontà del protagonista ben altra identità. Tutto però tra l'angoscia che diventa comica e la follia spinta fino al lirismo di questo testo di Florian Zeller intitolato Il padre che assume un andamento tra il frenetico e il cimiteriale proprio grazie alla malattia che si è impadronita del protagonista (un Alessandro Haber che gioca da grande interprete sulla bizzarria che lo governa), proprio quando il suo stato allucinatorio lo persuade a vivere una situazione dove sia il tempo che passa, sia quello che ha vissuto si configurano ai suoi occhi come periodi in cui «perde le foglie».

L'autore ha firmato con Il padre il suo capolavoro, dotandolo di un ritmo trascinante che gli ha conquistato le simpatie del pubblico e che gli è valso il prestigioso premio Molière. Da noi ridotto nella travolgente regia di un ispirato Piero Maccarinelli.

LE FOGLIE MORTE DEL SIGNOR ZELLER - Teatro Ambra Jovinelli, Roma.

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