Dovrebbe arrivare il quarto Oscar per la strepitosa Meryl Streep: la ventesima nomination sarebbe troppo poco. Quant'è brava non lo si scopre oggi; eppure ogni volta riesce a sorprendere per la naturalezza e la classe con cui sa dar vita a un'eroina magicamente diversa dalle precedenti. In questa divertente, a tratti irresistibile commedia, diretta con la consueta eleganza dal veterano inglese Stephen Frears, la troviamo nei panni ingioiellati dell'ereditiera Florence Foster Jenkins. La capricciosa dama, nella New York degli anni Quaranta, sempre scintillanti nonostante la guerra in corso, si era messa in mente di sfondare come cantante classica. Peccato che fosse più stonata di certi nostri canterini da talent.
Il suo compiacente compagno di vita, ma non di letto, lo squattrinato ex attorucolo St. Clair Bayfield, benissimo interpretato dal sorridente Hugh Grant, la protegge con ardore, assecondandola nella sua in fondo innocente mania e tenendosi comunque di scorta una giovane, scalpitante amante. I guai vengono però al pettine quando gli orribili gorgheggi della signora escono dall'appartamento in cui poteva sentirli solo il pianista Cosmé McMoon (l'ottimo Simon Helberg, bizzarro incrocio tra Alvaro Vitali e John Turturro), inutilmente sgomento davanti a un simile scempio di Mozart e compagni. Come nella comicissima scena della prima esibizione in pubblico in una Carnegie Hall stracolma. Purtroppo per lei a riempire le poltrone rosse, oltre a una claque prezzolata, c'era un folto gruppo di militari in divisa, pronto a sommergerla di risate ad ogni acuto fallito.
E qui Meryl è davvero grande, lei che in realtà ha una voce incantevole (rivedere per credere Radio America o Mamma mia!).P.S. Il vasto popolo degli incivili, che esce puntualmente dalla sala prima dei titoli di coda, non saprà mai che la vera Florence è morta a settantotto anni in quello stesso 1944.
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