Dentro i misteri della Santa Madre Russia fra rose, cervelli, vignettisti e Voltaire

Armando Torno svela molti segreti del Paese di Stalin. Anche se non tutti...

Dentro i misteri della Santa Madre Russia fra rose, cervelli, vignettisti e Voltaire

Ci sono più cose sotto il cielo e sulla terra della Grande Madre Russia di quante ne possiamo sognare nella nostra filosofia... Misteri ed enigmi. Cosa accadde al tesoro di Priamo, scomparso da Berlino nel '45 e riapparso dopo la guerra a Mosca? E dove sono finite le registrazioni inedite di Furtwängler? Ed è un caso che Ian Fleming, il quale elaborò - in piena Guerra fredda - la figura di James Bond passeggiando davanti alla Lubjanka, regalò al suo agente segreto il prefisso telefonico di Mosca: 007?

Pochi Paesi sono capaci di tenere nascosti i propri segreti come la terra degli Zar, e poi Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. Ma pochi giornalisti sono così addentro le sacre «cose russe» come Armando Torno, già fondatore del «Domenicale» del Sole24ore, che per oltre dieci anni, fra il 2002 e il 2014, come inviato speciale del Corriere della sera ha viaggiato fra Mosca, San Pietroburgo, Odessa, Tula ed Ekaterinburg portando a casa una serie di reportage eccezionali, una parte dei quali viene oggi pubblicata in volume sotto il titolo Le rose di Stalin. La ballerina del Bolscioi e altre cronache dalla Russia (Marietti 1820, pagg. 168, euro 14,50).

Ed ecco i segreti di quel mondo che, dal Principato di Moscovia a Putin, si estende lungo cinque secoli fra gli Urali e la Siberia. Facendo le domande pertinenti e con i confidenti giusti, si possono trovare storie straordinarie. Queste. Come quella della biblioteca di Voltaire, oltre seimila libri, ricchi di note a margine, studiando i quali il filosofo scrisse opere fondamentali per la cultura europea quali il Trattato sulla tolleranza o il Dizionario filosofico, ma usati anche dagli Zar e oggi custoditi in una sala blindata della Biblioteca nazionale russa di San Pietroburgo: e - credeteci - rintracciarne il catalogo non è stato per nulla facile... O come la storia di Boris Efimov, morto nel 2008 a 108 anni, ma intervistato da Torno quando ne aveva 104, grandissimo caricaturista, amato da Trockij e utilizzato per anni da Stalin: Boris disegnava le vignette per la prima pagina della Pravda (mentre il Piccolo Padre scriveva di suo pugno le didascalie), sempre in bilico tra un'approvazione e il gulag. «Credo che Stalin desiderasse essere padrone della vita e della morte altrui, lasciando le situazioni in sospeso». O quella di Ol'ga Ul'janova, la nipote di Lenin (la quale confessa che non fu suo zio a dare l'ordine di fucilare lo zar e la sua famiglia, «anzi fermò molte esecuzioni già decise dai rivoluzionari»). O di Nikita Krusciov, la cui figlia adottiva smentisce una volta per tutte che il padre nel 1960 sbatté una scarpa sui banchi dell'Onu (era un cinemontaggio): «Fu una montatura, nata da una foto falsificata». O, ancora, quella della pipa che Stalin regalò nel '48 a Georges Simenon (una cosa che li accomunava, peraltro, era un vago antisemitismo...): il dittatore ammirava il «metodo investigativo» di Maigret e fu entusiasta del film La tête d'un homme, quinto romanzo del celebre commissario, che vide in proiezione privata il 7 novembre del '34...

Potremmo parlare della modesta casa del dottor Cechov. O dei 25mila volumi custoditi un tempo nella dacia di Kuncevo, dove morì Stalin. O del baule su cui dormiva Dostoevskij. O del mistero delle dodici stazioni della metropolitana di Mosca (ma perché si scelse quella strana pianta zodiacale?). O dell'Istituto moscovita dove per anni furono raccolti i cervelli dei più grandi scienziati, politici e scrittori russi. Ma, forse, il pezzo più prezioso dei reportage di Armando Torno è l'incontro con Ol'ga Lepesinskaja (morta nel 2008), prima ballerina del Bolscioi dal 1933, la quale ogni sera veniva raggiunta a teatro da Stalin attraverso un corridoio sotterraneo segreto.

Cosa ricorda del suo «ammiratore»? Che era taciturno. Che amava più di ogni altra cosa il film musicale Volga Volga. Che le portava sempre delle rose. E che «era un uomo vendicativo e cattivo, come tutti gli orientali».

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