"Inizia l'edizione zero. Sono madrina per portare al Lido empatia e voglia di fare"

L'attrice: "Siamo in una bolla, bisogna risvegliare l'arte". E annuncia il nuovo film

"Inizia l'edizione zero. Sono madrina per portare al Lido empatia e voglia di fare"

Lei conferma subito che «ora siamo davvero sulla giostra». Anna Foglietta è la madrina dell'edizione più imprevedibile della Mostra del Cinema di Venezia e si presenta alla propria maniera: irruente e sincera. «Se mi hanno chiamato, è perché forse non cercavano una semplice padrona di casa», dice poco prima di arrivare al Lido dove ha annunciato che girerà presto Una storia italiana sul dramma di Alfredino Rampi, il bambino caduto in un pozzo che diventò uno straziante caso nazionale nel 1981 (lei sarà nel ruolo della mamma). Un ruolo importante, ideale per lei e per la sua forza. In effetti Anna Foglietta a Venezia è tutt'altro che una formale padrona di casa: è una delle attrici più coinvolgenti del nostro cinema e ha le physique du rôle per accompagnare queste giornate così imprevedibili. Romana, bella di quella bellezza mai invadente, ha un grande pedigree di cinema e teatro e persino Sanremo, visto che ha presentato l'ultimo Dopofestival. In piena sintonia con i tempi, è un'attrice multitasking, che non ha barriere se non quelle della sensibilità. E ieri, quando ha salutato tutti all'arrivo al Lido, aveva il sorriso straripante di chi è alla vigilia di un sogno. «Io non mi sento tanto madrina, sono soprattutto una che tifa per la ripartenza dell'arte», dice con un tono che non ammette repliche.

Di certo è un'edizione che non si dimenticherà.

«È l'edizione zero, e io sono orgogliosa di farne parte. Spero di portare empatia e voglia di fare».

Cosa si sente al Lido?

«Si avverte un'aria sospesa come dappertutto nel Mondo. Siamo tutti in una bolla e questo periodo storico non assomiglia a nessun altro».

Qualcuno dice che con la pandemia, era meglio rinviare tutto al 2021.

«Sì qualcuno lo dice. Ma sono convinta che si dovesse fare. Come siamo tornati serenamente agli stabilimenti balneari, come siamo andati a mangiare la pizza con i nostri amici, ora credo che la Mostra del Cinema di Venezia abbia un'enorme opportunità».

E qual è?

«Per la prima volta, il cinema può essere il primo a dimostrare che, rispettando le regole, si può tornare alla normalità e far ripartire l'economia. Una sorta di immagine che dice alle persone tranquilli, si può fare».

In Italia la cultura non è (quasi) mai considerata una priorità.

«Invece la Mostra del Cinema di Venezia è una sorta di grande e produttivo laboratorio culturale che, specialmente in questa fase, è ancora più importante. Il segnale che parte dal Lido è molto chiaro».

Ossia?

«Che si può ripartire e fare cultura. L'alternativa è precipitare in una depressione della quale già si sentono le prime avvisaglie. Perciò mi sento al servizio della Mostra del Cinema in questo particolare momento».

Come si è preparata?

«Sono entrata in questo progetto da un mese e mezzo abbondante. Non è importante sembrare rilassati, ma esserlo sul serio, fino in fondo».

Come ci riesce?

«Non sono buddista, non sono induista ma trovo che la meditazione sia fondamentale per prepararsi».

La Mostra è una celebrazione del cinema e della bellezza. In questi giorni si parla molto di Armine Harutyunyan, la modella Gucci che sfida i canoni abituali della bellezza. Creando polemiche e dibattiti.

«Quando ho fatto le prove per i vestiti da indossare qui, ho capito di essere vicina alla taglia 40. Mi sono messa a dieta! Gucci sta facendo un grandissimo lavoro per allargare gli orizzonti e abbattere il conformismo. Ha voluto in passerella anche modelle âgée proprio per superare e annientare i luoghi comuni. Se la moda davvero inizia a condividere un segnale così importante, sarà un passo avanti per tutti».

Un passo avanti per i giovanissimi sarà anche comprendere l'importanza dello studio.

«Anche per chi fa l'attore, lo studio è importantissimo. Bisogna formarsi seguendo e studiando il teatro Kabuki o l'Opera di Pechino o altre manifestazioni artistiche decisive e determinanti».

Qual è stato il suo film decisivo?

«Dire il primo che ho visto. Avevo 15 anni, sono andata in un cinema del Testaccio a Roma a vedere L'odio».

Film del 1995 firmato da Mathieu Kassovitz, poi premiato a Cannes.

«Mi ha scioccato facendomi capire davvero che cosa volevo essere. Poi, certo, andare all'Università e poter vedere film già alle 7 del mattino mi ha aiutato a crescere».

Anna Foglietta oggi è una garanzia del nostro cinema.

«E sono orgogliosa di fare

un mestiere che non ha orari perché si fa ogni giorno, a tutte le ore, senza sosta. Non c'è un metodo particolare tra i tanti che si possono scegliere. Bisogna sentirsi attore. E, quando ti senti attore, non smetti mai».

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