"Io gioco da centravanti per aiutare le donne a fare davvero squadra"

Il brano "Karaoke" è il tormentone dell'anno. Sarà capitano nella "Partita del Cuore" su Rai1

"Io gioco da centravanti per aiutare le donne a fare davvero squadra"

Inizia a parlare e sprizza entusiasmo da ogni parola. Ieri sera Alessandra Amoroso si è esibita nell'Arena di Verona ai Seat Music Awards presentati da Carlo Conti e Vanessa Incontrada in diretta su Raiuno e s'è visto subito quant'è scatenata.. «Vivo tutto con più profondità di prima» ha spiegato in albergo prima di entrare in scena. E stasera al Bentegodi sarà il capitano di una delle quattro squadre della «Partita del cuore» (gli altri sono Raoul Bova, Gianni Morandi e Salmo). Sono segnali concreti che la musica leggera dà agli operatori di un settore devastato da una crisi senza precedenti (il numero solidale per le donazioni 45588 è attivo fino al 21 settembre). Nel frattempo Alessandra Amoroso è pure regina dell'estate per la seconda volta consecutiva, sempre con i Boomdabash. L'anno scorso era Mambo salentino, questa volta è Karaoke, da ben due mesi di fila il brano più trasmesso dalle radio. «Ho subito deciso di cantare questa canzone: sentivo che era perfetta per questo momento», conferma spiegando però che «il lockdown mi ha disorientato».

Perché, Alessandra Amoroso?

«È stato come se fossi caduta in anestesia, in letargo. Mi è scemato il solito entusiasmo, ero quasi indifferente. L'ho trascorso in casa con il mio cane ed era quasi lui a portarmi fuori, non viceversa».

Poi?

«Poi tutto è passato e questa canzone per me è stata la scintilla della rinascita. Anche adesso, dopo così tanti mesi, ogni volta che l'ascolto mi fa stare bene. E, a giudicare dal pubblico, non succede soltanto a me».

Adesso gli snob diranno che è la signora dei tormentoni.

«Questo è un problema che c'è solo in Italia. All'estero nessuno fa questi discorsi».

Se la prossima estate i Boomdabash le proponessero un altro brano?

«Se mi andrà di farlo, lo farò. Qual è il problema».

Il suo è un piglio da attaccante.

«Infatti stasera al Bentegodi gioco da centravanti».

Sarà un ruolo scelto a caso.

«No no, era il mio ruolo quando giocavo a pallone alle medie».

Perché il calcio?

«Perché mio padre mi aveva insegnato, anzi quasi costretto (ride - ndr) a palleggiare. Sa, quelle cose tecniche tipo la palla mai sopra il ginocchio e via così».

In fondo Alessandra Amoroso ha sempre giocato all'attacco.

«Sono attaccante di sfondamento» (ride - ndr)

In ogni caso è il primo capitano donna della Nazionale Cantanti.

«Mai giocato su di un campo così grande, ho l'ansia del fuorigioco... Ho accettato anche perché vorrei dare una sorta di incoraggiamento a tutte le donne. Se ci fosse unione, potrebbero ottenere molto di più, invece spesso siamo le prime critiche di noi stesse. In sostanza, bisogna fare squadra».

Come sta Alessandra Amoroso?

«Non sto bene, sto super bene, sto da paura».

Addirittura.

«Adesso vivo».

E cosa è successo?

«Sono arrivata a una maggiore consapevolezza personale, ho capito meglio chi sono. Vivo tutto, anche i problemi, in modo più semplice. Sono meno paranoica e quindi percepisco le sensazioni in modo più profondo. Prima mi sentivo tutto sulle spalle, ora sono più libera, in questo senso».

La condizione ideale per scrivere nuovi brani.

«Avevo già iniziato, poi tutto si è ovviamente frenato ma non è finito. Continuo, non ho mai smesso di scrivere».

Di che cosa scrive?

«Mi piacerebbe raccontare a tutti ciò che ho vissuto in questo ultimo anno della mia vita».

L'autobiografia di un anno.

«Più o meno». (sorride - ndr) .

E quando esce il disco?

«Come ho detto alla mia casa discografica, non voglio prevederlo. È un momento così delicato, così difficile per tutti che preferisco vivere passo dopo passo. E così vorrei che la mia musica arrivasse e si facesse ascoltare nel momento giusto. Ma, occhio, i suoni saranno nuovi, anche se non dimentico le mie radici».

Ieri sera ha fatto una scelta strana: ha cantato un medley di tre suoi brani.

«Immobile, Avrò cura di

tutto, Forza e coraggio. Il primo racconta il mio percorso. Gli altri sono un messaggio a chi in questo momento soffre e agli operatori della musica che, come la mia famiglia itinerante, sta vivendo un periodo difficile».

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