L'OMAGGIO Intrepidi, pirati e filibustieri moderni Il cinema «corsaro» ricorda Salgari

L'OMAGGIO Intrepidi, pirati e filibustieri moderni Il cinema «corsaro» ricorda Salgari

A 150 anni dalla nascita, Emilio Salgari viene ricordato anche a Venezia, con una retrospettiva di tre film dedicati ai suoi personaggi e soprattutto con una nuova sezione, intitolata «Cinema corsaro», nella quale saranno proiettati tre film d'autore dedicati al prolifico e sfortunato scrittore veronese. Dal 2 al 6 settembre, nella Pagoda del Lido, all'interno della selezione autonoma ospitata dalle Giornate degli Autori-Venice Days, troveranno spazio le pellicole molto liberamente tratte dal ciclo dei pirati creato da Salgari e prodotte dall'etichetta indipendente di Quarto Film, in collaborazione con Rai Cinema e Fuori Orario/Rai3. Ribelli, emarginati e soprattutto bambini sono i nuovi protagonisti salgariani, che riescono a sfuggire a una realtà triste e povera con l'immaginazione e l'entusiasmo, caratteristiche tipiche del cinema indipendente. Il primo film è Iolanda, tra bimba e corsara, di Tonino De Bernardi; girato a Torino e nelle campagne piemontesi, racconta in parallelo le storie di un gruppo di bambini che giocano ai pirati e di alcuni adulti alle prese con la quotidianità fatta di sogni infranti, lavoro precario e illusioni archiviate dalla storia, mentre, sullo sfondo, affiora la drammatica vita di Salgari raccontata dalle lettere dei famigliari, dalle diuturne difficoltà economiche al suo tremendo suicidio in stile giapponese. Gli Intrepidi, di Giovanni Cioni, evoca sin dalle prime inquadrature, girate in terra toscana, la possibile dimensione meravigliosa del quotidiano, percepibile da chi non è ancora diventato adulto e può giocare con la vita, divertendosi più in mezzo a casolari diroccati che in un Luna Park, tra cannibali evocati e pirati/attori in attesa del regista che non verrà mai.

In Carmela salvata dai filibustieri, di Giovanni Maderna e Mauro Santini, abbiamo una gustosa versione di Iolanda, la Figlia del Corsaro Nero, ambientata nella Taranto vecchia dei giorni nostri, dove i filibustieri incaricati di conquistare Maracaibo per liberare Iolanda sono due pescatori; sottotitolata (è recitata in dialetto), la storia è delicata e affettuosa, ricca di sogni e affetti che si mischiano e conducono lo spettatore nelle viscere di una città martoriata, arcana e misteriosa quanto la lingua dei suoi abitanti.

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