Loredana Bertè si racconta: "Mio padre, Mia Martini e una vita avventurosa"

Dalla violenza del padre alla morte della sorella, al rapporto difficile con il marito: la cantante ripercorre traumi ed incontri eccezionali di una vita in un'intervista a Il Fatto Quotidiano

Loredana Bertè al Festivalbar del 1997
Loredana Bertè al Festivalbar del 1997

"Non sono una signora", rivendicava con orgoglio Loredana Bertè nel 1982: e ora che si racconta a Il Fatto Quotidiano in una lunga intervista, la sua vita sembra decisamente confermare quell'affermazione. Il marito cocainomane Björn Borg, un padre violento, la morte della sorella maggiore Mia Martini, e poi incontri da film d'avventura con Andy Warhol e Bin Laden. Una storia difficile sin dagli anni dell'infanzia, quando il padre "Voleva un figlio maschio e detestava le bambine. Ha fatto cose orribili che non ho dimenticato. Ha preso a calci mia madre e le ha somministrato strane cose", racconta la Bertè.

La cantante ripercorre anche il giorno tragico della morte della sorella maggiore, la cantautrice Mia Martini, scomparsa improvvisamente nel maggio 1995. "Prima di morire mia sorella Mimì mi chiamò a lungo. Avrei dovuto suonare e invece mi nascosi in casa. Convinta che mi cercassero gli organizzatori furibondi, al telefono non risposi. Suonò fino alle 6 di mattina. Non me lo perdonerò mai.": la Bertè non riesce a cancellare i sensi di colpa, ma parla anche della difficoltà ad elaborare il lutto."Mimì la sento sempre con me e non è vero che il tempo cancelli il dolore, anzi lo aumenta. È come se fosse successo ieri. Mi chiusi in casa. Tre anni a guardare un soffitto. Ne uscii grazie a De André."

La Bertè però parla anche dei tantissimi viaggi che l'hanno portata ad incontrare e in qualche caso a conoscere alcune delle personalità più influenti del secolo scorso: da Andy Warhol - conosciuto a New York nel 1981 grazie ad un fratello acquisito della Bertè che poi morì di Aids - a Osama Bin Laden, conosciuto - incredibilmente - alla Casa Bianca. Seduta tra quello che sarebbe poi diventato lo sceicco del terrore e il presidente Bush Senior, la Bertè non esitò a chiedere a quest'ultimo quale fosse lo scopo della Cia. La risposta fu folgorante: "Non serve a niente. È l’unica organizzazione del mondo che non deve rendere conto a nessuno."

Infine non poteva mancare un capitolo dedicato al marito di cui, almeno formalmente, porta ancora il cognome: il tennista svedese Björn Borg. Neanche a farlo apposta, una storia che definire turbolenta è dire poco: "Durante un Festivalbar a Ibiza, Bjorn mi telefonò: “Devo vederti”. 'Te dice proprio male bello, mi hai trovato per puro culo, sto partendo'. Lui: 'Vengo anch’io'. Io: 'No, tu no'. Alla fine cedetti perché l’idea che qualcuno potesse dominarmi e farmi fare quel che voleva iniziava a non dispiacermi. Cosa avevo da perdere? Ci sposammo. Lasciai l’Italia per sei anni, fu l’inferno.

" Poi il tunnel della droga, le altre donne e la separazione: "Era già molto preso dai vari bordelli che frequentava, non lo vedevo da 48 ore e tin-tin-tin gli ho buttato dalla finestra un divano, i piatti d’argento e tutte le coppettine dei suoi tornei."

Decisamente, non sono una signora.

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