Il lugubre cantico del «Macbeth» di Salvo

Nell'eccellente nuovo allestimento di Macbeth il regista Daniele Salvo si sofferma con felice intuizione sull'elemento notturno che avvolge protagonisti e comprimari della tragedia. Cui va aggiunta l'inquietante connotazione della parola «guerra» con le sue sinistre implicazioni. Perché se è vero che lemuri e fantasmi oltre a povere vittime che presto si tramuteranno in sinistri ectoplasmi, non c'è mai requie per nessuno dei personaggi. A cominciare dall'antefatto dato che le streghe appaiono in scena al termine di una lotta di conquista da parte del protagonista ancora ignaro del suo destino. Prima che si presenti la Lady che immagini prima e porti a compimento poi l'immane carneficina. Dentro uno spettacolo di mirabile fattura segnato dalla sinistra apparizione dell'unica donna del plot, cui Melania Giglio dedica un impressionante saliscendi vocale. Prima che al finale, quando la fo- resta di Birnam sembra muoversi contro l'usurpatore, tutto assuma il carattere di un incubo. Per merito di un cast eccellente dove sia l'allucinato protagonista Giacinto Palmarini che i suoi valorosi compagni, tra i quali citiamo Gianluigi Fogacci, Francesco Biscione e Simone Ciampi concorrono a formare l'impressionante polittico sulfureo della grande tragedia.

Dove l'ispirata messinscena di Salvo conferma il suo talento drammatico, non facendoci rimpiangere la lontana macchina scenica di Svoboda, allora al servizio di un interprete come Tino Buazzelli. Grande successo da parte di un pubblico giovane e entusiasta.

MACBETH - Roma, Globe Theatre Villa Borghese.

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