La magica eternità di “Cyrano” nella rilettura musical di Joe Wrigth

La commedia di Rostand, nell’adattamento del regista, diventa un’opera in cui letteratura, cinema, teatro e musica danzano all’unisono tra sfarzo visivo e sentimento

La magica eternità di “Cyrano” nella rilettura musical di Joe Wrigth

Il film Cyrano di Joe Wright, attualmente nelle sale, è un musical barocco, pieno di sfarzo e passione, la cui anima romantica appare immortale.

L’opera di partenza, “Cyrano de Bergerac” di Edmond Rostand, rivisitata numerose volte tra cinema e tv nel corso dell'ultimo secolo, è ampiamente conosciuta ma non smette di avvincere e sedurre. Il regista, che ha già adattato per il grande schermo altri classici come “Orgoglio e pregiudizio” di Jane Austen, “Espiazione” di Ian McEwan e “Anna Karenina” di Tolstoj, stavolta più che alla commedia originaria si ispira all’omonimo musical del 2018 di Erica Schmidt.

Il risultato è un connubio riuscitissimo tra ambientazione classica e colonna sonora moderna (realizzata dai The National). Regia precisa, ricchezza scenografica, fotografia a lume di candela e costumi candidati all’Oscar permettono a questa versione di regalare momenti di grande cinema.

Francia del diciassettesimo secolo. Cyrano (uno straordinario Peter Dinklage) è poeta e spadaccino. Tra fendenti ben assestati e prodezze linguistiche, possiede molti talenti atti a ridicolizzare i propri nemici ma è un’anima indifesa di fronte al proprio straziante desiderio d’amore: non riesce a dichiararsi alla bellissima Roxanne (Haley Bennett), perché convinto che il suo aspetto lo renda indegno d’essere corrisposto. Il limite fisico (non l'enorme naso stavolta) è l’altezza minuscola, motivo di fragilità di un uomo altrimenti impavido. Quando Roxanne gli confessa di essersi innamora a prima vista del cadetto Christian (Kelvin Harrison Jr.), Cyrano accetta di prenderlo sotto la sua ala protettrice. L’affascinante rivale non possiede grandi qualità intellettuali ma sarà Cyrano a prestargli le parole atte a conquistare la donna. In questo triangolo, troverà almeno il modo di far innamorare la sua amata della propria anima.

Peter Dinklage, carismatico come sempre ma più espressivo che mai, è perfetto nel ruolo di chi teme di non essere amato per quello che è. Rende ben visibile come dietro il beffardo canzonatore in grado di castigare chiunque a colpi di altezzosa intelligenza verbale, si celi un poeta inerme e alla ricerca della felicità. La bellezza del suo Cyrano è quella di una profondità interiore in cui passione e dolore convivono. In un’epoca tutta merletti, trucco e parrucche, lui spicca per la verità nascosta che emerge dalla mimica e dagli occhi.

Monologhi immortali sanciscono la potenza assoluta della parola e si consegnano al pubblico aiutati stavolta da numeri musicali (gli stessi dell’allestimento off-Broadway), la cui presenza è ben proporzionata rispetto alle scene di pura narrazione.

Un teatro costituito da luoghi siciliani senza tempo (Noto, Scicli, Siracusa e l’Etna) e avvolto da una luce morbida e naturale, è vivificato da duelli ben coreografati, sequenze drammatiche e scene di soffuso sentimento. Uno spettacolo in cui la luce dipinge in maniera armoniosa un’architettura fiabesca.

La dimensione letteraria si sposa a quella cinematografica e teatrale su di un palco in cui sfilano grandi protagonisti senza tempo: l’amore, l’amicizia, l’avere e l’essere.

Per spiriti ardentemente romantici.

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