A metà degli anni Sessanta era popolare come lo oggi la Carrà. Senza aver mostrato non dico l'ombelico, ma nemmeno un ginocchio. D'altra parte quella era ancora la Rai dell'intransigente Ettore Bernabei, che «ginocchio» l'aveva inserito nello sterminato elenco delle parole da tacere, figurarsi da esibire, da «cazzotto» a «verifica», da «ascella» a «bacio», perfino a «parto», vietatissimo come sostantivo, ma preferibilmente da evitare anche come verbo: molto meglio il più tranquillo «mi avvio». Quindi Marisa Del Frate, scomparsa a Roma dopo una fulminea malattia alla vigilia degli 84 anni, il pubblico televisivo se l'era conquistato con il sorriso e la simpatia. Uniti a un certo fascino, non troppo vistoso, fatto di eleganza più che di sensualità, perfetto per le passerelle di moda e per modesti concorsi di Miss Qualchecosa. Tutta roba senza risultato, per dirla con Jannacci. Indubbiamente poliedrica, oltre che ostinata, aveva provato a sfondare con il canto.
Mica male il debutto: terzo posto al Festival di Capri del '56 e addirittura il primo l'anno dopo al Festival di Napoli. Come poteva dunque mancare l'appuntamento con Sanremo? Così nel '58 eccola sul palco del casinò con due brani, alternandosi a due big dell'epoca, Natalino Otto e Giorgio Consolini. Ma niente finale, dove peraltro sarebbe andata a sbattere contro Modugno e il suo Volare . Non si sa se fu conquistato dalla sua voce o dal resto, fatto sta che Macario, indiscusso re della rivista, in quello stesso 1958 la reclutò come soubrette in Chiamate Arturo 777 , titolo mutuato da un famoso noir con James Stewart Chiamate Nord 777 . Il fortunato debutto in palcoscenico non rimase un episodio, se la Del Frate fece poi compagnia anche con Dapporto, Durano e Bramieri. E fu proprio Gino Bramieri a spingerla verso la tv, quando nel 1961 Terzoli e Zapponi cercavano una primadonna per il nascente L'amico del giaguaro . Era il 20 maggio del '61, un sabato, e sul Programma Nazionale, l'unico al momento, visto che il Secondo Programma avrebbe visto la luce solo nel novembre successivo, prese il via uno dei più clamorosi successi della tv in bianco e nero. Era un varietà contrabbandato per quiz dove tre concorrenti prendevano parte ad una specie di gioiosa tombola. Puro pretesto per dar modo ai tre mattatori, oltre al milanese Bramieri e alla romana Del Frate, c'era anche il bolognese Raffaele Pisu, oggi novantenne in piena attività, con la supervisione del notaio per gioco Corrado, di sfornare una girandola di sketch, imitazioni e parodie. A volte perfide, naturalmente con il metro, piuttosto bonario, dell'epoca. E la spiritosissima Marisa, una vera rivelazione, sapeva tenere egregiamente il passo di un comico di peso come il Bramieri over 100 chili prima maniera, e di un umorista surreale come il seminoto Pisu. Cantava la sigla della trasmissione la Del Frate e ballava con sguardo malizioso, assieme ai due partner in una vorticosa terziglia. Mentre sullo sfondo scorrevano le immagini dei personaggi bersaglio di una satira, in rima, anche pungente ma mai sgarbata.
Ma il pezzo forte erano le citazioni cinematografiche, con i capolavori, veri e presunti, messi puntualmente alla berlina. Tanto per dare un'idea, si andava da La pensione Potemkin a L'anno scorso a Burocrazienbad per prendere in giro i vizi dell'Italia anni Sessanta, guarda caso gli stessi di oggi. L'amico del giaguaro fu trasmesso, sempre diretto da Vito Molinari, fino al 1965.
Improvvisamente la stella di Marisa Del Frate cominciò ad appannarsi, anche se negli anni a seguire ebbe ancora qualche momento di gloria televisiva con Il naso finto accanto a Paolo Ferrari e La trottola , ancora con Corrado e la Mondaini, prima del silnzioso addio. Girò anche quattro film, tutti bruttini, l'ultimo dei quali nel '66 fu il musicarello Perdono : Un titolo che non ha bisogno di commento.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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