Maurizio Costanzo detesta i compleanni. Non ha ancora deciso se festeggerà o meno quello che il 28 agosto lo porterà a quota 80, «Ma temo sospira - che non potrò difendermi. Dai 50 in poi ai compleanni cominciano a farsi vivi gli osservatori: quelli che vengono solo per vedere come stai. Quando ne feci 70 gli osservatori pullulavano. Non oso pensare cosa s'aspettano di trovare quelli che interverranno domani».
Maurizio Costanzo ha sempre sognato di fare il giornalista?
«O il batterista. Suonare la batteria mi piaceva molto. Ma non ho mai dubitato su quale sarebbe stata la mia strada. Da ragazzino mia madre mi beccò con un porta-sapone girato a mo' di microfono, mentre declamavo una commedia di Goldoni. Poveretta: m'avrà preso per matto. Alla maturità mi rimandarono perché il tema era scritto in modo troppo giornalistico. Beh: non potevano farmi complimento migliore».
E da giornalista ha sempre lavorato moltissimo. Anche troppo. Una vera bulimìa, secondo alcuni.
«Che ripetevano la battuta: Costanzo ha due figli perché ha approfittato di due giorni di sciopero. Il lavoro però m'ha conservato. Lo consiglio: evita la demenza senile. Che a volte colpisce anche certi quarantenni».
Oltre il giornalismo, sua confessata passione sono state le donne.
«Ne ho sposate quattro! Da studente passai tre ore a spiare dalla finestra una signorina che, nella finestra di fronte, pareva stesse per togliersi la camicetta. Non se la levò. Il fatto è che molti non tollerano che io, che non sono Brad Pitt, sia stato con belle donne. A costoro suggerisco: un'ora di meno in palestra e una in più su qualche libro vi gioverebbe. Quanto a Maria (De Filippi - ndr), l'ho già detto: spero di andarmene con la sua mano nella mia».
Tanto successo, tanti applausi ma anche tanti nemici.
«I nemici bisogna conservarseli per la vecchiaia, mi disse Enzo Biagi. Basilare. Il giorno che non ne avessi più sarebbe la fine. Così li ho conservati quasi tutti. Non ho più rapporti con Adriano Celentano, che si offese quando definii qualunquista una delle sue uscite, né con Nanni Moretti, che si stupiva fossi un simbolo della lotta alla mafia. Per il Molleggiato mi dispiace; per Moretti non me ne frega niente. Col critico tv Aldo Grasso non ho mai chiuso i miei conti. Ne mai lo farò: se ne faccia una ragione. Anche con Pippo Baudo per anni ci siamo stati cordialmente sulle scatole. Ma la vecchiaia aggiusta tutto. Anzi, oggi vorremmo fare insieme un programma: I videosauri. Io e lui su un divano, a commentare la tv di oggi».
A proposito di tv di oggi: che ne pensa?
«La tv ha eliminato il valore della fatica. Offre scorciatoie indecenti. Spesso la guidano persone che non hanno neppure la patente di guida. E poi non capisco perché il miglior varietà televisivo debba essere Techetechetè. Sarà banale ma è anche inevitabile: non esistono più i talenti di una volta. O sbaglio?».
Lei stesso però ha cavalcato alcune mode tv aspramente criticate, come la tv del dolore o le tele-risse.
«Vero. Ma quando mi accorsi che è troppo facile montarle (specie le seconde: basta invitare due che non si sopportano e il gioco è fatto) ho smesso. E poi era anche una questione di fiato. Sì: fiato. Andando in onda tutti i giorni col Costanzo Show, mi faceva comodo che ogni tanto qualcun altro si sgolasse al posto mio».
Nella sua carriera tutto è macroscopico. Anche le leggende metropolitane che la riguardano.
«Due in particolare sono memorabili. Quando Buona domenica era al top del successo dissero che Fiorello era il mio amante. E perfino che mi concedevo un menàge a trois: io, Maria e Paola Barale. Figuriamoci».
Per i politici lei ha sempre manifestato nei suoi programmi una malcelata intolleranza.
«Che provo tuttora. Restano lontani dalla vita vera della gente. A Massimo D'Alema consigliai di salire le scale d'un condominio, di quelli dove senti la puzza dei broccoli. Non so se l'ha fatto. Ammirai invece Giancarlo Pajetta, che alla mia domanda-tormentone Cosa c'è dietro l'angolo? rispose: Un altro angolo. Berlusconi, le prime volte che veniva da me, si portava uno che controllava luci e posizioni delle telecamere. Poi ha smesso. Gli dissi: Non voterò mai per te. Non me ne ha mai voluto. Ci siamo sentiti proprio ieri, per augurarci buone vacanze».
È vero che ha già deciso quale epigrafe far mettere sulla sua tomba?
«Sì. E' la frase vergata da Cesare Pavese, prima del passo estremo: Non fate troppi pettegolezzi».
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