Nell'anno della pandemia e delle proteste del movimento Black Lives Matter il cinema vive, forse, uno dei momenti più difficili e pesanti della sua storia. Soprattutto perché è in questo contesto dorato che si stanno facendo sempre più insistenti le pressioni anti razziali. Non bastava l'Accademy a mettere un freno alla libera espressione cinematografica in favore del "politicamente corretto" agli Oscar. Dall'America è arrivato fresco fresco un monito agli organizzatori della Mostra di Venezia, rei di non aver inserito giurati di colore nel collegio giudicante.
L'accusa lanciata dalla stampa d'oltreoceano ha riecheggiato nelle maestose sale della Mostra di Venezia, giunta alla sua 77esima edizione. Ma è stata a sua volta rispedita al mittente dal regista italiano Pupi Avati. A margine della consegna del Premio Bresson, che gli è stato consegnato dall'Ente dello Spettacolo al Lido di Venezia, Avanti è stato stuzzicato dall'Adnkronos sull'accusa lanciata dalla stampa a stelle e strisce e con la sua solita ironia ha detto la sua, aprendo e chiudendo il "caso".
"Qualcuno si scandalizza perché nella giuria di Venezia non ci sono giurati neri? - ha risposto ai giornalisti Pupi Avati - È vero ma neanche i cinesi ci sono in giuria quest'anno. Mi sembra davvero che spuntino polemiche tanto per aprire dibattiti tv con i soliti 8-9 ospiti che hanno un'opinione su tutto''. Una battuta sarcastica e pungente per mettere la parola fine a un caso mai veramente apertosi in Italia ma che comunque fa discutere per l'ingerenza.
Così mentre Hollywood si inginocchia ai paletti "inclusivi" imposti dall'Accademy per concorrere al premio Oscar per il miglior film, Pupi Avati rispedisce al mittente le accuse. Lui che pochi giorni fa si era visto costretto a dissociarsi da un'altra polemica, quella legata alla scarsa presenza femminile al Festival della Bellezza, di cui il regista è stato ospite: "Purtroppo non dipende da me, perché non sono io l'organizzatore. Ma non è che ho guardato il sesso dei partecipanti. Se hanno mancato su questo fronte, sarà una responsabilità loro, non certo mia. Io questo tipo di preoccupazione la trovo molto spesso un po' pretestuosa, perché con tutti i problemi che abbiamo ci stiamo a preoccupare se ci sono più uomini o più donne ad un festival.
Molto spesso i giornalisti non sanno di cosa parlare e allora emergono queste persone che si svegliano la mattina e decidono di polemizzare. Come i negazionisti. Io invece tendo a dare peso alle cose della vita che davvero hanno un senso".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.