Musica in primo piano ma poco radiofonica

Musica in primo piano ma poco radiofonica

A sua immagine e somiglianza. Le canzoni del Festival sono il risultato musicale del neo baglionismo, votato alla qualità e più ironico del passato. Perciò ci sono brani poco radiofonici, a parte quelli di The Kolors, dello Stato Sociale e anche di Ermal Meta e Fabrizio Moro, che ha un impatto sulle playlist dovuto più alla caratura degli autori (e all'interesse post scandalo) che alla struttura di una canzone complessa e bisognosa di molta attenzione. Se Carlo Conti aveva più attenzione alla radiofonicità dei brani, Baglioni ha scelto con un orecchio rivolto più ai testi, alle melodie e agli arrangiamenti, allungando oltretutto la lunghezza dei pezzi. Un importante cambio di tendenza che diventa un precedente significativo. Però l'anno scorso Gabbani è diventato il personaggio dell'anno pop e Occidentali's Karma ha sbancato le radio. Quest'anno? Difficile prevedere un successo così stentoreo per lo Stato Sociale, anche se è possibile che i The Kolors, pur non essendo una rivelazione assoluta, raggiungano una posizione altissima nell'airplay. La vita degli altri brani sarà più legata alla dimensione live. «Voglio musica senza tempo» ha detto Baglioni. Il problema, oggi, è che la musica senza tempo, pare non aver tempo. È tutto così frenetico, così fluido e immediato che, se un brano non è legato a un «evento detonatore», rischia di affondare presto nella memoria compulsiva di quest'epoca.

In più il Sanremo di Baglioni ha sancito la frammentazione del pubblico di fruitori di musica, con dieci milioni di telespettatori che apprezzano i brani del Festival che le piattaforme di streaming, forse per la prima volta nella storia, tengono in posizioni subalterne o addirittura residuali. Due pubblici diversi e al momento incompatibili che sarà compito dei prossimi Sanremo provare a riunificare.

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