Nicole Kidman, eroina seducente e infelice

Per gustare certi film occorre predisposizione e perfino un briciolo di pazienza. Vedere per credere il raffinato, e, sia detto per inciso, lunghissimo, melodramma in costume Ritratto di signora (in onda questa sera alle 21.10 su La5), tratto dall'omonimo romanzo di Henry James e diretto nel 1996 dalla neozelandese Jane Campion. La regista, che l'anno prima aveva vinto l'Oscar per la sceneggiatura originale del suo film più noto, e più riuscito, Lezioni di piano, premiato anche al Festival di Cannes con la Palma d'oro, qui dipinge la sua tela con inarrivabile grazia, e, volendo proprio farle le pulci, con qualche superflua lungaggine. Siamo in Inghilterra, a fine Ottocento. La seducente aristocratica americana Isabel Archer (Nicole Kidman) si è trasferita nella splendida casa del vecchio zio materno, mister Touchett (John Gielgud), del cui malandato (in salute) figlio Ralph (Martin Donovan) diventa presto intima (senza alcun sottinteso). Non mancano i corteggiatori alla bionda ospite, che tiene tutti sulla corda per timore di rinunciare alla propria libertà. Finché, tra un ricevimento e l'altro, la subdola Madame Merle (Barbara Hershey) le presenta l'affascinante playboy Gilbert Osmond (John Malkovich), che la fanciulla sposa su due piedi. Ma il mascalzone, oltre a metterle corna in quantità, la tratta peggio di una schiava.

Ora basta, tuonerà, fra la sorpresa generale, la sposina improvvisamente imbufalita. Se Nicole Kidman, infelice portabandiera del femminismo, è così bella da sembrare ancora più brava, John Malkovich dallo sguardo allucinato è diabolicamente perverso.

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