Niente pubblico, zero eventi. Sanremo sarà solo televisione

Il protocollo che la Rai invia oggi al Cts prevede esclusivamente lo show serale. Rinvio meno probabile

Niente pubblico, zero eventi. Sanremo sarà solo televisione

Sanremo a geometria variabile. Ogni giorno c'è una novità, un cambiamento, una innovazione. Stavolta si è definitivamente escluso il pubblico in sala e si è di fatto cancellato una parte significativa del corollario di eventi e appuntamenti che tradizionalmente ruotano intorno al Festival. Per capirci, nel protocollo che la Rai presenterà oggi al Cts si delinea un Sanremo esclusivamente televisivo e si stabilisce che l'edizione numero 71 «debba concentrarsi esclusivamente sull'evento serale al Teatro Ariston». Mai successo prima. Quindi, parlando la lingua di virologi e infettivologi, è passato il «Lodo Pregliasco», che a Un giorno da pecora si è augurato un Ariston senza pubblico, invece del più permissivo «Lodo Bassetti» che, sempre a Un giorno da pecora su Radio1, si augurava la presenza di pubblico esclusivamente vaccinato.

Si tratta comunque di scenari imprevedibili al Festival. Per quella che era stata presentata come l'edizione della rinascita, «non sono previsti eventi esterni e la presenza a Sanremo di programmi collegati al Festival, che negli ultimi anni hanno animato la rassegna canora». Da quanto si può capire, l'assenza di «programmi collegati al Festival», non equivale all'assenza di giornalisti inviati da Roma perché è comunque probabile che la Rai segua con attenzione il proprio «gioiello» anche attraverso gli altri programmi del palinsesto. Non ci saranno comunque gli spostamenti di interi staff e a Sanremo arriveranno «solo» gli inviati. Di certo si tratta di una drastica e drammatica compressione del «mondo sanremese», ossia del corollario di iniziative che da sempre ruotano intorno alle serate.

Per il comune di Sanremo sarà un danno significativo e anche per l'immagine festivaliera c'è una evidente diminutio. Però è anche vero che la quasi totalità dei grandi eventi mondiali, dai Grammy al Festival di Cannes, ha dovuto adattarsi alle nuove regole e, quindi, mal comune mezzo Festival. In ogni caso il bollettino sanremese di ieri era più orientato a confermare le date, ossia dal 2 al 6 marzo, che a prevedere uno slittamento ad aprile oppure un annullamento come si vociferava nei giorni scorsi. Sarà un Sanremo solo televisivo, concentrato più sulla gara dei cantanti che su tutto il resto (come peraltro molti si augurano da decenni).

Nello show saranno previsti comunque spazi divertenti, gag, cambiamenti di scena perché, oltretutto, l'assenza di pubblico obbliga a un ritmo ancora più stringente. E poi c'è Fiorello, il fuoriclasse. Lui sarà a maggior ragione l'xfactor di questo Festival perché dove la realtà mette barriere è il talento a toglierle. E lui ne ha da vendere (sarà ancor più mattatore, c'è da scommetterci). Insomma, ora l'ultima parola spetta al Cts, che probabilmente confermerà la linea. «Non penso ci sarà uno slittamento del Festival ma si tratta semplicemente di analizzare con precisione quelle che sono le attività del Festival all'interno del teatro Ariston» ha chiarito ieri Fabio Ciciliano, segretario del Cts, ospite di Che giorno è su Rai Radio1. Insomma l'identikit del Festival più difficile di sempre è quasi delineato. L'ipotesi di trasferirlo al Forum di Assago, come ipotizzato da Enzo Mazza della Fimi ieri sul Corriere della Sera, non ha avuto riscontri immediati e pare superata dagli eventi, accompagnata dalla dichiarazione del governatore della Liguria, Giovanni Toti: «Non fare il Festival di Sanremo sarebbe stato un errore gigantesco, così come non farlo nella città dei fiori».

Però rimane comunque l'enorme incognita su come sarà questo Festival. Per molti detrattori si tratterà della definitiva conferma che Sanremo è soltanto un evento televisivo regolato da esigenze televisive. Per tanti altri, forse a ragione, questa soluzione obbligata può trasformarsi in un inatteso ritorno alle origini. Forse, senza tutto il bailamme intorno, il Festival sarà necessariamente focalizzato più sulle canzoni e dimostrerà, una volta per tutte, che una gara musicale (seppure scandita dai tempi divertenti e imprevedibili dell'ironia) può garantire grande attenzione e tanti ascolti.

E magari da questo punto di vista sarà davvero il «Sanremo della rinascita» come giustamente si augurava Amadeus già a ottobre.

Per ora la Rai «ha dato pertanto indicazioni al direttore artistico per lavorare su idee creative compatibili con questa impostazione». Ed è legittimo pensare che, giocoforza, la musica torni davvero al centro.

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