Nobel per la Letteratura, il re di Svezia medita il diritto di rinuncia per i membri della giuria

Tre dei 16 accademici a vita sono sull'Aventino. Ma non si possono sostituire...

Nobel per la Letteratura, il re di Svezia medita il diritto di rinuncia per i membri della giuria

Tredici membri reali, nel senso di veri, in carne e ossa, e soprattutto nel senso di membri dell'Accademia Svedese, quella che assegna ogni anno il premio Nobel per la Letteratura, valgono meno di un pirla probabile. I tredici erano sedici fino a qualche giorno fa, quando, proprio per colpa del pirla probabile, tre di loro hanno sbattuto la porta lasciando la compagnia.

Perché? Perché il pirla probabile, il fotografo Jean-Claude Arnault, marito di uno di loro, la poetessa Katarina Frostenson (che a loro parere per questo avrebbe dovuto essere automaticamente allontanata), è da mesi accusato di molestie sessuali da ben diciotto donne, fra le quali persino alcune parenti di membri reali, nonché di aver ricevuto di sfroso dall'Accademia, tramite i buoni uffici della mogliettina, 13mila euro per una sua fondazione genericamente culturale.

Non è finita: a breve si potrebbe scendere a dodici membri, visto che un'altra signora accademica medita seriamente il passo d'addio. Dopo di che se, Dio non voglia, un solo membro contestualmente morisse (e gli ultra-ottantenni non mancano...) eleggerne di nuovi sarebbe, in base allo statuto, tecnicamente impossibile. Insomma, l'Accademia Svedese diverrebbe materia per il Wwf. Capite bene che la sua fine ingloriosa sarebbe uno smacco epocale per il Paese, per nulla bilanciato dal successo (si fa per dire) della nazionale di calcio, pur se post-Ibrahimovic, contro l'Italia nello spareggio per i prossimi Campionati mondiali.

Sicché la patata bollente, con regale mestizia e senso del dovere, se l'è presa in mano re Gustavo in persona il quale, dopo essersi detto costernato e profondamente amareggiato per il caso (anzi, il casino) che sta gettando nel ridicolo la sua Accademia, sentendosi sotto scacco medita di tagliare la testa al toro. No, non di decapitare sua sponte il pirla probabile, né di cacciarlo dal suo regno, ma di introdurre il diritto di rinuncia a far parte dell'Accademia medesima. E dunque di sostituirne i componenti, che a oggi sono eletti a vita, legati mani e piedi ai loro nobili scranni.

Comunque vada, possiamo stare tranquilli: cascasse il mondo, all'inizio del prossimo ottobre avremo comunque un nuovo premio Nobel per la

Letteratura. E magari questa volta l'insignito sarà l'autore di un romanzo umoristico la cui trama ruota intorno agli intrallazzi di un prestigiosissimo premio letterario. Anzi, del più prestigioso di tutti. Senza discussioni.

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