Cinquecento persone che ci lavorano, una cittadella costruita apposta, e un risultato di ascolti che dà buone prospettive. Eppure, in Rai, stanno pensando di chiuderla: il contratto non è stato ancora rinnovato per la seconda stagione. È la soap Il paradiso delle Signore, in onda tutti i pomeriggi su Raiuno alle 15,40. . Ieri, per scongiurare l'ipotesi, lavoratori e fan della fiction hanno organizzato un sit in davanti alla sede di viale Mazzini. Si sono dati appuntamento per chiedere che la produzione prosegua, e parallelamente è stata lanciata anche una petizione indirizzata alla direttrice di Raiuno, Teresa De Santis, al presidente della Rai, Marcello Foa e alla direttrice di Rai Fiction, Eleonora Andreatta. La soap, amori, lavoro, intrecci, delusioni ambientate in un magazzino per signore ambientato negli anni Cinquanta, è una coproduzione Rai Fiction-Aurora Tv, prodotta da Giannandrea Pecorelli e ambientata in un grande magazzino all'inizio degli anni '60. Con la nuova stagione nel day time (la soap era andata in onda in prime time nel 2015) è arrivato anche un nuovo cast, di cui fanno parte Vanessa Gravina, Roberto Farnesi, Gloria Radulescu, Giorgio Lupano, Neva Leoni.
Partita intorno al 9 per cento di share, è arrivata a toccare anche il 15, e non è poco visto che si scontra con i programmi di Maria De Filippi su Canale 5. Nella fiction lavorano circa 200 persone in maniera continuativa e altre 300 in maniera saltuaria. Le riprese principali si svolgono negli studi Videa di Roma dove sono stati appositamente costruiti due teatri di 1.500 mq ciascuno, mentre su una superficie di oltre 1.000 mq sono stati allestiti l'esterno e l'ingresso del grande magazzino che ospita le vicende dei protagosti.
Ieri, in Commissione Vigilanza, la direttrice di Raiuno non ha escluso la chiusura, ma non l'ha dato neppure per certa.
«È un ottimo prodotto - ha detto - ma l'azienda lo ritiene costoso e sta valutando. Poiché riesce a contrastare la concorrenza è un esperimento per me che si può continuare, ma la problematica è sui costi». Insomma, le prospettive non paiono buone.
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