La nostra Luce sulla più bella Italia

Edoardo Sylos Labini

Da Milano a Napoli passando per il Salento nel suggestivo Castello Dentice di Frasso a San Vito dei Normanni abbiamo cominciato a far conoscere alla nostra bella Italia il Manifesto lanciato lo scorso 6 febbraio al teatro Manzoni. Idee che diventano azioni: liberare, educare, sostenere, detassare, italianizzare, integrare, difendere.

Dovunque abbiamo trovato grande entusiasmo e voglia di mettersi in gioco insieme a noi. Cultura e Identità, due parole che il progetto di globalizzazione delle menti vorrebbe cancellare dal vocabolario. Due parole sulle quali invece si reggono le migliaia di città più o meno piccole, con le loro straordinarie tradizioni e opere d'arte, che formano il nostro stivale. E dentro queste città, migliaia di associazioni culturali, fondazioni, onlus formano piccole comunità che, nella maggior parte dei casi in silenzio o in punta di piedi, portano avanti nobili battaglie.

A loro sta dando voce il nostro Movimento. A loro, che organizzano senza il minimo sostegno pubblico mostre, convegni, festival, presentazioni di libri e tutte quelle attività culturali che hanno un effetto moltiplicatore su molti comparti dell'economia. A loro, che non si sono fatte inglobare dal virus del «politicamente corretto». A loro, che non hanno mai seguito il gregge che chiedeva sostegno economico in cambio di militanza. A loro, che sono la maggioranza, anche per qualità, ma non hanno mai avuto una rappresentanza politica. A loro domani, dopo il voto, il nuovo Governo dovrà dare un segnale. Noi siamo la loro scintilla. Una dinamo, dal centrodestra. Questa sarebbe la vera novità.

«Ma siete sicuri? Chi ve lo fa fare?» Io lo faccio per mia figlia, perché il suo nome ha per me un significato profondo: Luce. Luce, come la terza figlia del fondatore del Futurismo, FT Marinetti, che più di 100 anni fa portò gli artisti italiani in giro per il mondo.

O come la Luce, quella del Caravaggio. La Luce che deve tornare a splendere sulla nostra Italia. Perché non possiamo più dimenticarci chi siamo, da dove veniamo, cosa abbiamo creato e cosa potremmo creare ancora di stupefacente.

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