Basta classici, ora spazio alle pièces in sintonia con il movimento Black lives matter (Blm). È questa la filosofia del nuovo direttore dell'Opéra di Parigi, il tedesco Alexander Neef, determinato a rivoluzionare un'istituzione tricentenaria, o meglio a igienizzarla secondo i nuovi canoni Blm. «Alcune opere spariranno dal repertorio», ha detto al quotidiano Le Monde, citando tre capolavori che potrebbero non andare più in scena al Palais Garnier, come La Bayadère, Le Lac des cygnes e Casse-Noisette. Il motivo? Sono considerati razzisti.
«Per realizzare un rinnovamento profondo, affinché fra dieci anni le minoranze siano rappresentate meglio all'Opéra, era necessaria una vera riflessione», ha aggiunto Neef. La missione di «decolonizzazione» dell'Opéra è stata attribuita a Constance Rivière, ex collaboratrice del presidente socialista François Hollande, e allo storico Pap Ndiaye, specialista delle minoranze. Tra le altre cose, scrive Le Monde, i due esperti dovranno riflettere sulle «condizioni di rappresentazione di ruoli stereotipati come Abderrahmane, il capo dei saraceni, in Raymonda, o come gli indiani ne La Bayadère, che sono la caricatura degli indigeni e ricordano il colonialismo».
La decisione di stravolgere lo spirito originario dell'Opéra è stata presa da Neef in seguito alla pubblicazione di un manifesto dove i dipendenti neri e meticci dell'istituzione si sono lamentati degli «stereotipi coloniali» di alcune opere e della poca diversità. I firmatari, all'unisono, hanno detto di aver preso coscienza della loro situazione «dopo l'uccisione di George Floyd». Neef è andato anche oltre nell'accogliere le loro richieste, chiedendo ai due esperti, Rivière e Ndiaye, di lavorare sulla nozione di «ballet blanc», archetipo del balletto classico, perché in odore di razzismo.
«Questa discussione all'interno dell'Opéra, considerata come una fortezza della tradizione, è molto positiva», ha dichiarato Françoise Vergès, presidente dell'associazione «Décoloniser les artes». Ma una certa Parigi mostra già la sua insofferenza verso le nuove linee guida del tedesco Neef e ha nostalgia di Stéphane Lissner, oggi direttore del Teatro San Carlo di Napoli.
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