
Venezia - È un verdetto controverso quello della giuria della 71ª Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia. Un verdetto indovinato in alcune scelte, che tuttavia lascia una sensazione d'incompiutezza. Forse una certa problematicità delle assegnazioni si deve alle «discussioni appassionate» cui ha fatto riferimento il presidente Alexandre Desplat nel suo discorso di saluto. Il palmarès riconosce in buona parte i film meritevoli, ma tralascia alcune opere e alcuni artisti importanti, Alejandro González Iñárritu su tutti. Controversa anche la scelta di Alba Rohrwacher come miglior attrice.
Ma cominciamo dal Leone d'oro a Il piccione sul ramo che riflette sull'esistenza . L'opera di Roy Andersson è originale e porta lo spettatore in un'estetica surreale, perfetta come film di culto e fenomeno da passaparola. Il massimo premio veneziano appare francamente eccessivo. Più adatto sarebbe stato il riconoscimento al regista, al posto di quello assegnato ad Andrej Konchalovskij per Le notti bianche di un postino , toccante ritratto antropologico che avrebbe meritato il successo pieno. Corretto e persino prevedibile il Gran Premio a The Look of Silence , il documentario sul genocidio indonesiano che una giuria pronta a riservare due sedie a registi in carcere per le loro idee (l'iraniana Mahnaz Mohammadi e l'ucraino Oleg Sentsov) non avrebbe potuto ignorare. Piuttosto opinabili, come spesso accade, le scelte relative agli attori: Adam Driver, marito e padre al fianco di Alba Rohrwacher, vegana fanatica in Hungry Hearts , entrambi premiati con la Coppa Volpi. La sensazione è che, essendo il film di Saverio Costanzo diviso a metà tra i due protagonisti, premiata una bisognasse omaggiare anche l'altro, o viceversa. Ma qui le dimenticanze sono clamorose: soprattutto Lü Zhong, l'intensa vedova di Red Amnesia , capace di trasmettere l'angoscia per l'inquietante stalking cui è sottoposta e la tenerezza del senso di colpa di cui si sente responsabile. In campo maschile, non sono stati considerati l'insegnante franco-algerino di Viggo Mortensen ( Loin des hommes ), l'attore egocentrico e insicuro di Michael Keaton ( Birdman ) e persino il Leopardi deforme di Elio Germano.
E qui siamo al cinema italiano, arrivato al Lido con la miglior selezione degli ultimi anni. A meno di capolavori molto al di sopra della concorrenza, e non era questo il caso, sarebbe stato complicato premiare per il secondo anno consecutivo una pellicola di casa senza esporsi a critiche di provincialismo. Altrettanto, considerata la scelta d'ignorare Anime nere di Munzi che aveva in parte della critica una robusta tifoseria, sarebbe stato difficile rimandarci a casa a mani vuote. Così, probabilmente, è arrivato il premio per la Rohrwacher. Impeccabile, invece, la Coppa Mastroianni per il miglior attore esordiente al giovanissimo Romain Paul, sul quale si regge per intero Le dernier coup de marteau .
Mentre è parso per lo meno bizzarro il Premio speciale della Giuria a Sivas del turco Kaan Müjdeci. Se bisogna riconoscere che buon senso e cinefilia quasi mai vanno d'accordo, stavolta ci si può accontentare se almeno non fanno a pugni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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