La passeggiata di Bernhard ai confini della realtà

Vedere sempre la realtà per com'è rende la vita invivibile

La passeggiata di Bernhard ai confini della realtà

Chiunque è convinto di essere razionale, di vivere in modo razionale, di fare pensieri razionali, ma come aveva capito Giacomo Leopardi non c'è nulla di più irrazionale di chi vuole vedere tutto razionalmente. Perché vedere sempre la realtà per com'è rende la vita invivibile. Non per altro, Leopardi scrisse che «poiché tutto è nulla, non vi è nulla di reale né di sostanza al mondo che le illusioni». Concetto da non fraintendere dando realtà alle illusioni: le illusioni restano finzioni, utili al proteggerci dal pensiero razionale.

Ci sono due grandi autori del Novecento che, nella narrativa, hanno portato al limite estremo la possibilità stessa del pensiero e la sua insensatezza. Uno è Samuel Beckett, approdato alla teatralizzazione del silenzio. L'altro è Thomas Bernhard. Del primo Einaudi ha appena ripubblicato L'innominabile, del secondo esce in questi giorni per Adelphi uno dei suoi testi più estremi, Camminare, un romanzo breve del 1970. Bernhard reitera fino all'esasperazione lo stesso concetto, in una progressione che aggiunge lentamente qualcosa mentre si ha la sensazione di leggere sempre la stessa pagina.

Eppure, attraverso questo meccanismo, riesce a penetrare gli abissi del pensiero assoluto. In questo romanzo non c'è altro che la passeggiata di due amici, i quali parlano della follia di un terzo amico, finito in manicomio (per troppo pensare), ma sostanzialmente parlano del non senso della vita e del pensiero. Non si può vedere niente: «Se vediamo qualcosa, passiamo al vaglio quello che vediamo fino a dover dire: quello che vediamo è orribile». È orribile incontrare qualcuno, è orribile parlare, è orribile anche pensare di uscire e camminare, pensare di vestirsi o di lavarsi, «perché tutto ciò che viene pensato è superfluo».

Leopardi dialogava con la natura crudele («perché di tanto inganni i figli tuoi?»), Bernhard vuole annientarla.

Mettendo fuori legge anche la procreazione, un atto criminale: «aggiungere un altro essere umano all'essere umano che sono io e che sta nel carcere più orribile che si possa immaginare, definito spietatamente dalla scienza Natura Umana».

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