Peppino inconsapevole eroe antimafia

Subito le carte in tavola: I cento passi (in onda stasera su TV 2000, girato nell'anno Duemila da Marco Tullio Giordana, regista tra gli altri de La meglio gioventù) è un film apertamente schierato, a sinistra. Ciò non toglie che sia un dramma appassionante e coraggioso. È la cruda storia vera di un militante di sinistra, appunto, che aveva osato denunciare certe innominabili collusioni mafiose. Siamo nella cittadina di Cinisi, provincia di Palermo, alla fine degli anni Sessanta. Il giovane idealista Peppino Impastato (Luigi Lo Cascio) detesta gli amici di papà Luigi (Luigi Maria Burruano), troppo intimo del boss Tano Badalamenti (Tony Sperandeo), che abita a cento passi giusti da casa sua. Il temerario ragazzo si batte con i contadini, espropriati delle terre per far posto al poco sicuro aeroporto di Punta Raisi, s'avvicina al Partito Comunista per prenderne subito le distanze: che delusione, anche lì regnano fifa e burocrazia. Fonda un giornale, poi una radio, dove armato di sarcasmo combatte speculazioni e connivenze. Il padre lo ripudia, soltanto mamma Felicia (Lucia Sardo) gli resta vicina. Finché nel '78 si candida nelle liste di Democrazia Proletaria.

Bum! L'ideologia rossa, vedi l'esageratamente demagogica scena del funerale, è ben marcata, ciò non toglie che sia un ottimo film, perfino commovente per chi non ha il cuore foderato di pregiudizi. Con attori perfettamente in parte: dal misurato Luigi Lo Cascio, fiero paladino della giustizia, al tonante Luigi Maria Burruano, lo squallido padre che non sa che farsene di un figlio onesto.

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