Porte chiuse e tutti zitti. Il vero tesoro del Festival sono le prove dei "Big"

Dopo il "caso Irama" del 2021, ieri per la prima volta ogni artista era vestito come fosse in tv

Porte chiuse e tutti zitti. Il vero tesoro del Festival sono le prove dei "Big"

Ormai l'unico vero segreto del Festival di Sanremo va in scena solo al lunedì pomeriggio all'Ariston, prima del debutto della sera successiva (cioè oggi), quando ci sono le prove definitive e il rodaggio delle canzoni è praticamente finito. I cantanti al loro meglio o presunto tale. Silenzio in sala. Concentrazione. Tutto il resto della macchina una volta nota come Festival della Canzone è anticipato, sezionato, slabbrato dalle indiscrezioni social, dalle stories Instagram, dalle lenzuolate web, dalle pagelle istantanee, dalle discussioni su due piedi, anzi due dita. Una processione che pedina implacabilmente ogni minuto secondo della settimana più musicale dell'anno. Il Festival delle dirette al posto della diretta di Sanremo, ossia l'evento più seguito dal popolo televisivo italiano salvo non ci si siano Mondiali od Europei in braghette bianche e tacchetti. Tutto per tutti in tempo reale.

Però ci sono le «prove del lunedì».

Fino all'anno scorso, le fatidiche verifiche finali erano molto più, diciamo, déshabillé perché gli artisti ci arrivavano alla bell'e meglio, vestiti come capitava tanto li vedevano solo i critici musicali e gli addetti ai lavori. Stavolta no. Dopo il «caso Irama», che risultò positivo e andò in gara solo con il video delle «prove del lunedì», ora tutti si presentano (gliel'ha consigliato Amadeus) vestiti di tutto punto come se fosse la serata in diretta tv. Sia mai che un tampone ferisca e tutta la baracca finisca in isolamento, lasciando in eredità soltanto una svogliata performance in maniche di camicia.

Perciò, dopo 71 anni di prove pomeridiane molto impegnative ma spesso poco impegnate, per la prima volta ieri i Big del Festival si sono presentati sul palco in assetto di guerra. A proposito: la scenografia è davvero da competizione, molto profilata, con scalinata principale e quattro gradini di «uscita» in direzione platea. Una scenografia «social», come ormai è d'obbligo, ossia condivisibile nel senso di inclusiva, senza barriere, ostacoli, nessun grado di separazione tra artisti e pubblico. Prima o poi si tornerà a sentire il bisogno della sacralità dell'artista e della necessaria distinzione tra chi fa spettacolo e chi lo applaude.

In ogni caso, l'effetto è garantito e stasera in diretta su Raiuno chiunque potrà essere d'accordo. Dopotutto ieri pomeriggio lo spettacolo all'Ariston è stato sontuoso, magari troppo dilatato (tanti artisti hanno ripetuto due volte le proprie esecuzioni) ma comunque entusiasmante. Massimo Ranieri ha rivoltato la sala con quel perfetto esemplare di «belcanto» che è la sua Lettera al di là del mare, che probabilmente non vincerà nulla ma è spettacolare anche se lui la cantasse con la voce sinistra. D'accordo che va per i 71 anni, ma avercene. E che l'Ariston sia comunque un crocevia di voci riconoscibili lo conferma anche Emma, tra l'altro raramente così consapevole e focalizzata come in questi giorni. Arriva vestita «Gucci customized» e canta la sua Ogni volta è così come se davvero ci fossero le telecamere accese per tutti i tinelli d'Italia. Così intensamente da prendersi un applauso all'improvviso mentre la canta scendendo i quattro gradini davanti al palco (poi la rifarà un'altra volta). Intensa e convincente. Lo era stata a modo suo anche Giusy Ferreri qualche minuto prima. Vestita da sera con i fianchi scoperti, sempre timidissima, inizia a cantare Miele con un megafono prima di sfoderare la sua voce roboante dentro un pezzo in levare. Forse manca la forza del ritornello ma non la capacità di creare atmosfera. Vorrebbe farlo anche Ana Mena, minuta e rossissima e scintillante con stivaloni da valchiria.

La sua Duecentomila ore sa di estate e di poco altro, ma almeno il titolo rischia di essere azzeccato perché è il più vicino alla durata di questo Festival delle ore piccole. «Ho iniziato fuori tempo, possiamo ripetere», chiede lei. E se Gianni Morandi ha fatto davvero sobbalzare tutti stile geghegè con Apri tutte le porte («Lui sta sopra al mio brano come un surfista di Maui», ha scritto Jovanotti), La Rappresentante di Lista ha riportato in sala il clima da piccolo club, preferibilmente alternativo: la loro Ciao Ciao è bella e Veronica Lucchesi la canta come si deve. Lo fa anche Elisa, super eterea sul palco con un abito morbido e candido. Se qualcuno ha le carte in regola per vincere a bocce ferme, lei è la persona giusta e la sua O forse sei tu è caricata a pallettoni. Vedremo.

In ogni caso, canzone dopo canzone, prova dopo prova, tra un Irama concentratissimo e chiodo con frange nere alla Ozzy Osbourne e un Michele Bravi etereo e sofisticato, viene

fuori un racconto musicale unico al mondo con 25 cantanti che, uno dopo l'altro, cantano il proprio brano inedito per vincere una gara. Se ci pensate, a questo livello non capita da nessun'altra parte (neppure sui social).

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica