Primeteatro

Il Macbeth di Luca de Fusco comincia in una selva oscura più simile all'universo decadente di Fussli che alla famosa distesa di rupi immaginate da Dante. Dato che qui ci si scontra col maledetto trio delle streghe che si dilatano amplificando la loro immagine tutt'uno alla cantilena struggente di Angela Pagano che (come voce fuori campo) ne ingigantisce la carica eversiva. Subito dopo ci troviamo alle prese con la Lady Macbeth di Gaia Aprea che comunica al consorte il suo piano eversivo con lo stesso tono di una moglie premurosa. Di fronte all'indecisione dell'ottimo Luca Lazzareschi che fissandola con aria allucinata sgrana il pro e il contro del delitto comincia ad apparire il coro. Dominato dal pacato intervento del Duncano di Enzo Turrin. Ma su tutto eccelle il sontuoso apparato dello spettacolo in cui si staglia l'impronta indelebile delle invenzioni visive (di Gigi Saccomandi) coi minacciosi profili di sanguinari uccelli da preda che solcano il cielo prima che si annunci il banchetto. Qui ridotto a una scarna presenza di accoliti nei cui volti si riflette la precarietà del potere. Mentre la controparte maschile del delitto, magnificamente raffigurata nello strazio sospeso del protagonista si confronta con le tonalità di una Lady infantile e allucinata che si rifà alla fine della regina d'Egitto.

Così tutta la rappresentazione si esalta in un controcanto conferendo alla splendida regia l'esaltazione malata di una tragedia che non ha mai fine. Un grande risultato per il teatro di Napoli.

MACBETH - Festival di Napoli

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