Primeteatro

Il duo Ricci-Forte non cessa di stupire e ora la loro nuova fatica non va esente dall'accorato appello ai classici del teatro. Non da sbugiardare ma da rivisitare appropriandosi più del solito al prediletto Pasolini. Con gli attori Giovanni Sartori e Anna Gualdo prigionieri di un non luogo che sembra a tratti coincidere con quello di una prigione. O meglio a un approdo verso una destinazione ignota. Dato che tra immagine e spazio non c'è soluzione di continuità. E quello che continua a resistere è solo l'assiduo riflusso della mente e del corpo verso un traguardo che coincide solo con l'eterno avvicendarsi dei corpi. Mentre fino a ieri in Troilus versus Cressida gli stessi attori di oggi erano costretti da imbarazzanti calzature metalliche a non muoversi in un luogo di costrizione che da lontano si rifaceva alla famosa Classe morta di imbarazzante presenza, vista come un terrificante apporto da terre lontane oggi l'ambizione si moltiplica. E data l'adesione totale del gruppo al credo pasoliniano diventa il sogno di una cosa. Ovvero l'incubo ricorrente di quel non luogo della memoria che adesso, assurto Pierpaolo al suo destino di martire, continua a riproporsi ogni trenta minuti per soli 25 spettatori alla volta, cinque volte al giorno, nel breve spazio di una rappresentazione. Che si annulla mentre si erge minacciosa come un ostacolo che si dovrebbe continuamente doppiare.

Nel gioco incrociato dei corpi che si appiattiscono a terra. Come una nuova coppia di Dedalo ed Icaro entrati nel territorio proibito del Minotauro vagano in attesa del prossimo episodio.

TROILUS VERSUS CRESSIDA - Roma, Short Theatre della Pelanda al Testaccio.

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